Di tanto in tanto leggiamo appelli in difesa della democrazia. Molti Italiani (a occhio, un terzo del Paese) ne sono annoiati. Questi ripetuti richiami, proprio perché ripetuti, gli appaiono poco credibili. Se da anni si grida al regime, e nel 2009 siamo ancora qui a ripeterlo, evidentemente questo regime non c’è. O se c’è, è uno strano e innocuo regime, che dà spazio al dissenso.
Personalmente credo che gli appelli siano fondati; perché nessuno può negare che lo scenario informativo sia cambiato. In peggio. Ma soprattutto perché stiamo scivolando nel novero dei Paesi non democratici lentamente. Ogni anno lasciamo che un pezzetto di libertà ci venga tolto.
Succede perché i mezzi di informazione non sono pienamente liberi, ma anche perché non si sono ancora verificati eventi traumatici. In un contesto del genere, è inutile ricordare che in Italia il Fascismo si affermò dopo aver strisciato sotterraneo per anni, nell’indifferenza dei più. La storia, si sa, non è maestra di nessuno.
Ma dovremmo se non altro liberarci dal pregiudizio che valori come la tollerenza, la libertà di parola, la legge uguale per tutti, la democrazia, l’indipendenza della magistratura (e più in generale la separazione dei poteri) sono scontati e indistruttibili.
Lo scenario è purtroppo complicato da una classe politica che su questi temi è del tutto priva di iniziativa, salvo minoritarie e insufficienti eccezioni. Non possiamo dimenticare, ad esempio, che il conflitto di interessi dell’attuale Presidente del Consiglio è stato difeso in Parlamento, e con accorata convinzione, anche da personaggi dell’opposizone come Violante o D’Alema.
Tuttavia oggi, rispetto al Ventennio, abbiamo un’arma democratica in più: Internet. Che però va difesa. “Contro” Internet l’attività legislativa si va facendo sempre più frenetica. Dai semplici passi falsi dettati dall’incompetenza si è passati a forme più o meno articolate di bavagli. Si pensi ad esempio al recente decreto Alfano sulle intercettazioni (DDL 1415A, approvato alla Camera dei Deputati l’11 giugno 2009). Il decreto contiene diverse disposizioni preoccupanti. Una per tutte: equipara la totalità dei siti Internet alla carta stampata, imponendo una serie di obblighi del tutto insostenibili per chi cura, magari a livello amatoriale, un proprio blog. Con il risultato che, una volta operativo, molte voci verranno ridotte al silenzio.
Un altro esempio è costituito dalla recente proposta di legge sul “diritto all’oblio”. Ovvero sull’obbligo per i siti Internet di cancellare ogni informazione sulle condanne subite dai nostri “onorevoli” rappresentanti e dai criminali comuni. Una legge che vuole nascondere anche le sentenze passate in giudicato, relative a fatti acclarati oltre ogni ragionevole dubbio. Se questa “riscrittura” della storia vi ricorda qualcosa… è perché fate buone letture.
Chiarisco che non sono contrario per principio a ogni nuova norma che riguarda Internet. Lo spam, ad esempio, meriterebbe di essere contrastato più efficacemente. Anche la privacy meriterebbe più attenzione (con strumenti efficaci, non con la valanga di burocrazia che in suo nome ci viene imposta). Anche le transazioni di denaro hanno assoluto bisogno di essere liberalizzate, così che siano finalmente possibili i micropagamenti.
Il problema è che i nostri legislatori appaiono interessati a tutt’altro. Per questo chiudo anche io con un appello: informatevi, non date nulla per scontato, e fate il possibile per frenare questa deriva. Se volete firmare contro il decreto Alfano, qui trovate altre informazioni: http://dirittoallarete.ning.com/