Digitalizzato a partire dalla seconda edizione del 1906, questo romanzo scritto per le giovani donne propone come eroina Dora, orfana di padre, povera, bellissima, e ottima impiegata contabile, che col suo lavoro presso una filanda mantiene se stessa e la madre malata. La fanciulla è figlia del fratellastro del ricchissimo proprietario della filanda, scacciato anni prima perché interessato al miglioramento delle condizioni di lavoro delle operaie. Per salvaguardare la propria dignità, quando inizia il lavoro, Dora si presenta col cognome della madre per non farsi riconoscere in paese.

Il romanzo sviluppa quindi una contrapposizione tra l’avaro proprietario e il figlio medico, Roberto, che vede i problemi di salute delle operaie causati dalle malsane condizioni di lavoro in filanda, e insiste invano con il padre per migliorarle, sacrificando parte dei profitti. Roberto nel frattempo si innamora di Dora, ma la fanciulla rifiuta il corteggiamento, per orgoglio, ma anche pensando che solo agendo concretamente per le operaie, Roberto potrà dimostrare che le sue non sono solo vaghe parole. Prima che l’amore dei due giovani possa trionfare, Dora dovrà affrontare la morte della mamma, i pettegolezzi cattivi del paese, e la malattia. E per raggiungere la felicità, riunendola a Roberto, un ascetico frate giocherà un ruolo decisivo.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

Al calare del sole dietro le cime nevose irradiate dal glorioso tramonto, la campana dello stabilimento squillò la sua nota acuta e fessa ad annunciare, per quel giorno, la fine del lavoro.
Da la filanda e dal filatoio, due grandiosi fabbricati che si guardavano da gli opposti scrimoli del burrone, fra di loro congiunti per mezzo di un solido ponticello alto sopra il torrente, le operaie grandi e piccole, a due a due, a quattro, a frotte, alcune imbronciate e taciturne, altre allegre e chiacchierine, parecchie svogliate, dal camminare strascicato e un visibile abbattimento per la persona tutta, uscirono e si incamminarono per a la volta delle loro case; giù al paese di piè del monte, su per i villaggi ed i casolari disseminati per la costa della montagna o acquattati fra le piante della vallata.
Per uscire fuori dello stabilimento, le filandiere dovevano sfilare davanti le finestre degli uffici che davano sul cortile.
A Dora Toldi, seduta nello sguancio della finestra, insieme con il cicaleccio, le risate, il fracasso delle zoccolo su l’acciottolato, giungeva il puzzo tiepido e nauseabondo dell’umido vapore sprigionato dai bozzoli in ebullizione.
Uno ad uno gli impiegati dell’amministrazione se ne andarono. E Dora rimase sola a finir di sbrigare la corrispondenza, aguzzando gli occhi per raccogliere la luce, ormai fosca, del giorno morente.

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