Dall’incipit della tesi:

Nel quadro degli strumenti usati dal fascismo per accreditare presso l’opinione pubblica l’immagine di un regime attento agli interessi popolari, un’attenzione particolare merita l’Opera Nazionale Dopolavoro, istituita con il R.D.L. 1° maggio 1925, n. 582.
Essa, infatti, divenne ben presto la più vasta e capillare delle organizzazioni di massa create dal regime, accanto all’Opera nazionale balilla, ai Fasci giovanili e ai Gruppi universitari fascisti. La sua attività offriva un notevole numero di possibilità ricreative, sportive, culturali e sanitarie e veniva incontro a reali esigenze popolari. L’Ond fu così in grado di penetrare tra i lavoratori, in particolare tra i giovani, soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni Trenta, quando cominciava ad entrare nel mondo del lavoro la «nuova generazione» che non era stata protagonista dell’aspra lotta politica che portò all’avvento del fascismo e che era, quindi, più sensibile e vulnerabile alla sua propaganda.
Per l’ideologia mussoliniana era di vitale importanza un’azione di canalizzazione del consenso. Dunque, come ha osservato Matteo Giambattista in un suo articolo sull’organizzazione fascista del tempo libero, la creazione di un organismo come l’Ond poteva, anzi, doveva rispondere a questo fine: «La capillare ed articolata macchina burocratica incaricata di promuovere il consenso, avvalendosi della miriade di strutture per l’organizzazione ed il controllo del tempo libero, era infatti la più idonea allo scopo, possedendo la forza, gli strumenti e l’autorità necessaria per occuparsi di questo aspetto che poi altro non era che una delle tante facce di un unico problema, quello di creare uno stato forte, con una popolazione ordinata, disciplinata, obbediente e, all’occasione, pronta e unita nel rispondere agli appelli del regime».

Relatore prof. Guido Crainz, anno accademico 1995/96, Università degli Studi di Teramo, Facoltà di Scienze Politiche, corso di laurea in Storia Contemporanea.

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