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(voce di SopraPensiero)Apparse anonime nel 1790, le Lettere furono scritte durante un soggiorno che Luigi Angiolini, protagonista di spicco della politica estera toscana nell’età napoleonica, trascorse in Inghilterra e in Scozia fra il 1787 e il 1788. Vi convergono, e si fanno apprezzare in altrettante chiavi di lettura, l’esperienza del diplomatico di carriera, buon conoscitore del mondo anglosassone, e quindi giudice equilibrato dei suoi indirizzi politici e dei suoi metodi di governo; la curiosità dell’intellettuale illuminista inserito nel gran mondo, che vede nel viaggio l’opportunità per aprirsi a conoscenze non solo geografiche; e la vivacità descrittiva e insieme stupita dell’indagatore di cose nuove in un paese nuovo e ricco di paesaggi insoliti quale era la Scozia, ancora largamente sconosciuta al pubblico colto italiano che l’aveva scoperta non molti anni prima attraverso i «Canti di Ossian» nella traduzione fatta dal Cesarotti (1763).
Sinossi a cura di Giovanni Mennella
Dall’incipit del libro:
Mi fate un vero torto a credere, che per essere in Londra io mi sia dimenticato di Voi. Sono a riguardo vostro, come sono stato sempre dacchè vi conosco; e in ogni tempo e da ogni luogo cercherò sempre con piacere l’occasione di dimostrarvelo. In fatti accetto volentieri quella che mi proponete, di comunicarvi i miei pensieri sopra la celebre Nazione Inglese. Gli avrete quali verranno, assicurandovi se non della loro giustezza, della loro sincerità e imparzialità. Poco vi parlerò forse di queste Fabbriche Pubbliche, di questi Monumenti delle Belle Arti, e del Materiale di Londra principalmente; con facilità vorrete scusarmene. Avete già vedute le stampe che si son fatte di tutto quello che riguarda la loro Architettura; tutti i Libri di Viaggi ne parlano, ne riparlano e si ripetono. Gl’Inglesi sono in questo come i Francesi; non credono che sia mai nè assai presto; nè assai bastantemente fatto conoscere quello che hanno di buono; mettono spesso in lista anche quello che non è buono; lodano tutto quello che loro appartiene, tanto e sì spesso, e tra loro e con gli Esteri, che terminano con essere essi medesimi persuasi di quello che hanno cominciato a dire e a sostenere qualche volta per vanagloria, per orgoglio o per interesse. Questo è un difetto, è una illusione: ma felice l’Italia se avessimo ancor noi questo difetto, questa illusione: maggior sentimento avremmo di noi medesimi; conosceremmo meglio noi stessi e le cose nostre; le arti di ogni specie avrebbero tra noi un progresso, come vi hanno l’origine; e investiti da quel fervido egoismo nazionale, che tanto può e tanti buoni effetti produce in Inghilterra ed in Francia, minor sarebbe la maraviglia nostra delle cose altrui, e maggiore la stima altrui per le cose nostre.
Scarica gratis: Lettere sopra l’Inghilterra Scozia e Olanda di Luigi Angiolini.