Pubblicato Lettere di un prete modernista di Ernesto Buonaiuti.
Pubblicato anonimo nel 1908 e ripubblicato con l’indicazione dell’autore solo nel 1948 dopo la morte del Buonaiuti, è uno dei documenti più importanti del «modernismo» cattolico italiano. Censurato e represso dalle autorità ecclesiastiche, il modernismo rappresentò, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, il tentativo di emancipazione da prospettive e sistemi di valori di tipo assolutistico, e di affermazione delle scienze legate alle metodologie sperimentali.
Messo al bando dall’enciclica di Pio X Pascendi Dominici Gregis che additava il modernismo come «sintesi di tutte le eresie» coloro che vennero considerati «modernisti» (oltre al Buonaiuti, in Italia, Romolo Murri e Salvatore Minocchi) subirono scomunica e allontanamento dagli incarichi di insegnamento e pastorali. Lo schierarsi dei modernisti piuttosto a fianco dei socialisti che con monarchici e liberali, portò per reazione al cosiddetto «Patto Gentiloni» che in seguito alle elezioni del 1913 ridisegnò la posizione dei cattolici e del potere ecclesiastico nell’ambito della vita politica italiana.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Questa raccolta di lettere – le quali non erano destinate inizialmente alla pubblicità – non equivale a un pauroso grido di allarme, nè ad una esagerata esplosione di ditirambico entusiasmo. Se alcuni la giudicheranno nell’uno o nell’altro modo, ciò potrà dipendere dalle condizioni soggettive di spirito in cui essi la leggeranno, non già da una intenzione esplicita dello scrivente.
Modernista convinto, fiducioso nella forza delle tendenze spiritualistiche, osservatore appassionato della profonda crisi che affligge l’organismo cattolico nei paesi latini, conoscitore, di persona, di coloro che si sono accinti a sanarla, e l’hanno invece resa più acuta, egli ha voluto fare semplicemente una specie di bilancio, registrare con qualche cura lo stato attuale della Chiesa in Italia, narrare oggettivamente le lotte intense e gl’indirizzi contradittori che sconvolgono in questo momento questa nostra secolare tradizione ecclesiastica, che pure qui era riuscita nel secolo XVI ad immunizzarsi dalla epidemia luterana. Storia dunque dell’ultimo decennio di vita cattolica e cronaca delle polemiche attuali? Qualcosa più e qualcosa meno. perché saranno accoppiate a narrazioni di episodi, diligenti esposizioni di idee, e si risalirà, quando si offrirà il destro, alle cause remote del disagio ora rapidamente inaspritosi.
Anche uno scopo positivo ha avuto l’autore delle lettere. Egli vorrebbe interessare cioè il gran pubblico italiano alla evoluzione che va investendo il cattolicismo. Si dice da molte parti che il laicato non ha alcun alloro da mietere in questo singolare duello fra i tradizionalisti e i riformisti in seno alla Chiesa, che la borghesia, erede della rivoluzione italica, dalle origini schiettamente anticlericali, non ha bisogno di prender parte attiva alle beghe che contristano il dominio serenamente inconsapevole di Pio X. Tutto ciò è falso: il laicato colto non può assolutamente credere che tale conflitto non assuma l’importanza di un grave fatto nazionale e che le sue ripercussioni siano per essere nulle o del tutto insignificanti.