Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Tutte le novelle di Giovanni Verga.
La collezione completa di novelle di Giovanni Verga, tra le quali la raccolta pubblicata nel 1880 con il titolo «Vita dei campi». Il mondo elementare degli umili si sostituisce a quello artefatto della società oziosa e romantica dei suoi primi romanzi e lo stile diventa agile e scarno.
Pur mutando tono e personaggi la passione rimane il movente principale dell’azione: l’ardore dei sensi, la gelosia e la vendetta sono le forze oscure che determinano il tragico destino dei personaggi. Vale la pena spendere due parole anche a proposito della raccolta, pubblicata nel 1883, con il titolo di «Novelle Rusticane». Può considerarsi un’anticipazione di «Mastro don Gesualdo», di cui condivide il motivo dominate: l’attaccamento alla «roba». Dal pathos violento delle novelle della «Vita dei campi» si passa qui a un umorismo doloroso in cui l’impeto delle passioni è irriso dall’inflessibile durezza del destino.
L’e-book contiene la raccolta integrale delle novelle scritte da Giovanni Verga in un lungo arco di tempo che va dal 1877 al 1922 (anno della sua morte). Alcune sono note perché particolarmente significative nella narrativa «verghiana» e riportate dalle antologie scolastiche (Nedda, La roba, Rosso Malpelo, Jeli il pastore […]), altre lo sono poiché hanno ispirato film (La Lupa, L’amante di Gramigna […]) o una famosa opera lirica (Cavalleria rusticana), la maggior parte sono, però, meno conosciute. Quanto al tema trattato si dividono prevalentemente in due parti: quelle che, rispecchiando gli anni che Verga passò a Milano o Firenze, sono incentrate quasi tutte su vicende amorose travagliate, e sono caratterizzate da sensibilità tardo-romantica, e quelle invece che hanno ad oggetto le vicissitudini di personaggi appartenenti al ceto modesto o disagiato, soprattutto, ma non esclusivamente, della campagna siciliana del catanese. Queste ultime riprendono il filone, tipicamente verista e caro all’autore, degli umili e della loro amara esistenza senza speranza in cui, come lui stesso dice in «Fantasticheria», cerca «di decifrare il dramma modesto e ignoto che ha sgominato gli attori plebei». Alcuni racconti, a rigore, non rientrano nelle due categorie indicate, tra questi ve n’è uno particolarmente crudo ma anche affatto attuale: «Tentazione!» che narra un episodio di efferata violenza sessuale.
Sinossi a cura di Rosario Di Mauro
Dall’incipit del libro:
Allorché Paolo era arrivato a Milano colla sua musica sotto il braccio – in quel tempo in cui il sole splendeva per lui tutti i giorni, e tutte le donne erano belle – avea incontrato la Principessa: le ragazze del magazzino le davano quel titolo perché aveva un visetto gentile e le mani delicate; ma soprattutto perch’era superbiosetta, e la sera, quando le sue compagne irrompevano in Galleria come uno stormo di passere, ella preferiva andarsene tutta sola, impettita sotto la sua sciarpetta bianca, sino a Porta Garibaldi. Così s’erano incontrati con Paolo, mentre egli girandolava, masticando pensieri musicali, e sogni di giovinezza e di gloria – una di quelle sere beate in cui si sentiva tanto più leggiero per salire verso le nuvole e le stelle, quanto meno gli pesavano lo stomaco e il borsellino -. Gli piacque di seguire le larve gioconde che aveva in mente in quella graziosa personcina, la quale andava svelta dinanzi a lui, tirando in su il vestitino grigio quand’era costretta a scendere dal marciapiedi sulla punta dei suoi stivalini un po’ infangati. In quel modo istesso la rivide due o tre volte, e finirono per trovarsi accanto. Ella scoppiò a ridere alle prime parole di lui; rideva sempre tutte le volte che lo incontrava, e tirava di lungo. Se gli avesse dato retta alla prima, ei non l’avrebbe cercata mai più. Finalmente, una sera che pioveva – in quel tempo Paolo aveva ancora un ombrello -si trovarono a braccetto, per la via che cominciava a farsi deserta. Gli disse che si chiamava la Principessa, poiché, come spesso avviene, il suo pudore rannicchiavasi ancora nel suo vero nome, ed ei l’accompagnò sino a casa, cinquanta passi lontano dalla porta. Ella non voleva che nessuno, e lui meno d’ogni altro, potesse vedere in qual castello da trenta lire al mese vivessero i genitori della Principessa.