L’opera è una prima e documentata storia della storiografia medioevale italiana.
Intento dell’Autore è far conoscere al grande pubblico coloro che nei secoli cosiddetti oscuri hanno mantenuto accesa la fiamma della cronaca e della storiografia. Anche con il minuzioso lavoro a monte di ricerca e di analisi delle fonti, la narrazione vuole essere fluida, senza sfoggio di pesante erudizione e con un essenziale bagaglio di citazioni. Ma naturalmente Balzani si augura che l’opera possa essere di interesse anche per gli studiosi.
Quanto alle fonti, l’Autore ha consultato le migliori edizioni reperibili ma ha anche verificato quanto fosse stato già scritto da altri sui vari cronisti “prima di profferirne definitivo giudizio”. Ritenendo fondamentale contestualizzarne la vita e l’opera, l’Autore si sofferma a narrare la vita dei cronisti e i tempi nei quali essi scrissero.
Il testo non vuole essere uno studio critico sulle fonti ma una storia descrittiva della nostra più importante cronografia. Pertanto l’Autore non si assume il compito di esaminare da quali sorgenti i vari cronisti abbiano desunto le loro notizie, notando peraltro che, soprattutto in Italia, coloro hanno scritto memorie sono stati anche spesso direttamente partecipi dei fatti narrati.
Il libro contiene molti e lunghi frammenti volgarizzati dai testi raccolti. Questo aiuta a farsi un’idea della natura e dello stile delle diverse cronache. “In tal modo que’ vecchi cronisti nelle ingenue pagine loro descriveranno sé stessi alla memoria e alla fantasia del lettore assai meglio che non varrebbe a descriverli l’amoroso ma incerto tentare di uno scrittore moderno.
”Il libro esce in inglese nel 1883 per la cura della Society for Promoting Christian Knowledge di Londra (https://archive.org/details/dli.granth.91896/page/ii/mode/2up); ad esso contribuisce in maniera importante, sia per la compilazione sia per la traduzione in inglese dei frammenti delle fonti, la moglie di Balzani, Augusta B. Simon Agnew. Pochi mesi dopo, nel 1884 esce la versione in italiano per i tipi di Ulrico Hoepli libraio-editore (https://archive.org/details/lecronacheitalia00balz).
Sono usciti nel frattempo nuovi studi relativi ai cronisti contenuti ne Le Cronache italiane nel Medio Evo e Balzani li consulta e dunque la versione italiana risulta aggiornata rispetto a quella inglese. Anche la successiva edizione del 1900, quella qui presentata, per gli stessi motivi e con lo stesso approccio metodologico risulterà aggiornata rispetto a quella del 1884.
Il volume, articolato in sette capitoli, inizia con il racconto dei cronisti attivi nel momento della decadenza dell’impero romano.
Il primo capitolo si ferma al periodo della guerra tra Romani e Goti ed alle cronache di Procopio di Cesarea (490 circa – 560 circa).
Il secondo capitolo passa a narrare le condizioni d’Italia nel primo periodo della invasione longobarda. I cronisti citati vanno da papa Gregorio I detto il Grande (540 circa – 604) con i suoi 14 libri di lettere definiti dal Balzani “il maggiore monumento storico dell’età sua” a Paolo Diacono (720 circa – 799) con la sua Historia Langobardorum.
Nel terzo capitolo Balzani cita il Liber Pontificalis (ampia raccolta di biografie di papi, in parte attribuita a San Girolamo, 347 – 419/420), le Gesta Episcoporum Neapolitanorum, riferisce dei monasteri e delle invasioni saracene. Ampio spazio è dedicato alle Abbazie di Farfa (Liber Constructionis Farfensis, 750 circa, e Destructio Farfensis, scritta nel principio del
secolo undecimo da Ugo abate di Farfa) e di Montecassino.
Il quarto capitolo illustra il movimento intellettuale del XI e XII e il risveglio della cultura ecclesiastica. Sotto analisi ancora i monasteri di Farfa (in particolare nelle cronache di Gregorio di Catino, 1060 circa – 1133 circa) e di Montecassino (con l’attività dell’abate Desiderio, Leone Marsicano, Pietro diacono ed altri). Sempre in questo capitolo sono illustrati gli scritti storici dell’Italia meridionale.
Sempre databile al XI secolo è quanto contenuto nel quinto capitolo: dai continuatori del Liber Pontificalis agli scritti polemici di Pier Damiani (1007 – 1072) ed altri, alle lettere di Gregorio VII (post 1020 – 1085).
Il pensiero italiano dal XII al XIV secolo si rinnova, come descritto nel sesto capitolo. Qui il focus è sugli scrittori meridionali dei tempi normanno e svevo, ma anche sui cronisti di varie città del nord e del centro Italia.
Il volume termina con il settimo capitolo dedicato ai cronisti delle repubbliche marinare: a Venezia Martino Canal o da Canale (dati anagrafici incerti, ma sicuramente presente a Venezia tra il 1267 e il 1275) e Andrea Dandolo (1306 – 1354); a Genova Caffaro di Rustico da Caschifellone (1080 circa – 1164 circa) e i suoi successori; a Pisa Bernardo Marangone (XII secolo). Il capitolo termina con il ricordo di Dino Compagni (1246/1247 – 1324) e Giovanni (1280 – 1348), Matteo (1283 – 1363) e Filippo Villani (1325 – 1407).
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Dall’incipit del libro:
Inteso a far noti popolarmente i cronisti italiani del Medio Evo, io ho cercato di togliere ogni ingombro di erudizione da questo libro e presentarlo ai lettori il più semplice e spedito di citazioni che si potesse. Ché se non m’è riuscito di tenermi più strettamente a questo metodo, n’è cagione l’avere io tentato per quanto sapevo, di fare un lavoro il quale non riuscisse del tutto inutile anche agli eruditi poiché questo, a mia notizia, è il primo tentativo che siasi fatto di raccogliere espressamente in un libro tuttaquanta la storia della cronografia medioevale italiana. Perciò ho procurato di studiare con diligenza nelle migliori edizioni il testo degli autori dei quali tengo parola, e prima di profferirne definitivo giudizio, ho procurato di vedere quanto sopra ciascuno autore altri ha pensato o scritto.
Per quel che si riferisce alla struttura del libro, se talora mi sono diffuso alquanto nel tratteggiare i vari periodi storici che questo lavoro attraversa, io spero che mi sarà perdonato da chi pensi che non è facile nè sarebbe buon metodo parlar di storici e tacere sui tempi nei quali essi han vissuto e dei quali scrissero. Così anche mi è spesso accaduto di dilungarmi a narrare le vite degli scrittori dei quali esaminavo i lavori. L’ho fatto perché mi è parso narrandole di chiarir meglio i tempi che essi descrissero e le ragioni delle opere loro, giacché la storia del Medio Evo è stata detta in Italia più che altrove da uomini che parteciparono largamente ai fatti di cui ci lasciarono memoria, e ciò dai primi agli ultimi tempi, da Cassiodoro e Gregorio Magno fino ad Albertino Mussato, a Dino Compagni, a Giovanni Villani.
Per far meglio conoscere l’indole, la natura e lo stile delle diverse cronache, ho recato di esse nel libro molti e lunghi frammenti volgarizzati dai testi. In tal modo que’ vecchi cronisti nelle ingenue pagine loro descriveranno sé stessi alla memoria e alla fantasia del lettore assai meglio che non varrebbe a descriverli l’amoroso ma incerto tentare di uno scrittore moderno.
Scarica gratis: Le cronache italiane nel Medio Evo di Ugo Balzani.