Il libro di Guglielmo Ferrero è una raccolta di saggi apparsi originariamente in francese nella “Revue des deux mondes” tra il 1919 e il 1921, e tradotti in italiano dal figlio dell’autore, Leo Ferrero. L’opera si propone di analizzare le cause e le conseguenze della crisi che colpì l’Impero Romano nel III secolo d.C., quando l’autorità imperiale fu minata dall’anarchia militare e dalle invasioni barbariche.

Il primo capitolo individua nella perdita di autorità del Senato la causa principale della crisi dell’Impero, il secondo descrive la crisi del terzo secolo, dovuto a cause economiche, demografiche e militari. Il terzo e quarto capitolo si riferiscono a due figure importanti di imperatori che, in modo diverso, contribuiscono alla ripresa dell’Impero: Diocleziano che istituisce il culto divino dell’Imperatore, sulla falsariga delle monarchie orientali, e Costantino che al contrario si appoggia al potente cristianesimo per conquistare l’Impero, e lo sostiene poi facendone il pilastro del suo impero, ma creando in questo modo i presupposti per il definitivo indebolimento e crollo, almeno nella parte occidentale, più povera e più aperta alle invasioni dei barbari.

Nell’ultimo capitolo Ferrero paragona la situazione dell’antichità con quella dell’Europa del primo dopoguerra, sconvolta dalla Prima Guerra Mondiale e dalla rivoluzione bolscevica, che hanno portato al crollo delle tre grandi monarchie europee (Russia, Germania ed Austria) e paragona questa perdita di autorità (già minata dalla storia degli ultimi duecento anni dall’illuminismo e dalle rivoluzioni dell’800) a quella verificatasi nell’Impero romano. Ferrero esorta quindi i suoi contemporanei a trovare nuovi valori e nuove istituzioni che possano assicurare la pace e la prosperità dell’Europa del Novecento. Scritto evidentemente dopo l’avvento del fascismo in Italia, quest’ultimo capitolo è pieno di preoccupazione e angoscia per il futuro dell’Europa, e purtroppo le considerazioni finali saranno profetiche:

«Se il regime rappresentativo non riuscisse a mantenersi nel maggior numero degli Stati di Europa, la guerra tra i due principii di autorità ‒ il monarchico e il democratico ‒ incominciata nel 1789, terminerebbe con la sconfitta di tutti e due; e l’Europa si troverebbe in quella stessa stretta, in cui si trovò l’impero romano, nel terzo secolo, dopochè il Senato fu esautorato dalla vittoria di Settimio Severo: senza un principio di autorità universalmente riconosciuto, e forte abbastanza da reggere l’ordine sociale. Come allora la dittatura della forza farebbe le veci del governo legittimo; e non sarebbe una sola, ma molte, e ciascuna diversa, da Stato e Stato; e tutte cercherebbero di giustificarsi; come i governi di Aureliano, di Diocleziano e di Costantino, aggrappandosi ai ricordi più vecchi del passato o alle speranze più immature dell’avvenire; e sarebbero necessariamente trascinate a farsi la guerra fra loro. La pace non può in Europa mantenersi che fra governi legittimi. Quale sarebbe il destino della civiltà europea, come potrebbero sussistere le genti che si affollano nel continente, in mezzo a tanto disordine e a tanta insicurezza, è difficile a dire.»

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del saggio:

È convinzione di molti che la civiltà antica si sia spenta a poco a poco, dopo un’agonia di secoli; ma bisogna persuadersi, quando almeno si consideri l’Occidente, che la verità è tutt’altra. Allorchè l’imperatore Alessandro Severo fu trucidato dalle legioni, nel 235 dopo Cristo, la civiltà antica era ancora intatta in Europa, in Africa, in Asia. Nei templi edificati e restaurati durante gli ultimi secoli, con la magnificenza della prosperità, gli dei greci e romani, e gli dei indigeni ellenizzati o romanizzati delle provincie vegliavano ancora sull’ordine e sulla prosperità dell’impero. Dal fecondo seno del politeismo era nato, nei due ultimi secoli, un culto nuovo: il culto di Roma e dell’Augusto, che al principio del terzo secolo unificava ancora, dal Reno all’Eufrate, la maestosa vastità dell’Impero. Una mistura cosmopolita di romanismo, di ellenismo e di orientalismo si stendeva su tutte le provincie come una vernice luccicante sopra una rustica terracotta.

Scarica gratis: La rovina della civiltà antica di Guglielmo Ferrero.