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(voce di SopraPensiero)Pubblicato La cultura umanistica a Treviso nel secolo decimoquinto di Augusto Serena.
Excursus documentatissimo sulle scuole trevigiane e sull’istruzione letteraria e umanistica a Treviso nel quindicesimo secolo, prendendo in esame in partenza la situazione venutasi a creare nel secolo precedente ed esaminando la condizione e la provenienza degli insegnanti tramite uno studio minuzioso dei documenti dell’epoca. La scuola del poeta trevigiano Francesco Rolandello, la nascita della stampa a Treviso e l’avvento del «volgare» sono alcune delle interessanti tappe dell’opera più importante di Agusto Serena, data alle stampe nel 1913.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Sulla cultura trevigiana in tutti i secoli, aveva divisato di comporre uno de’ suoi romanzi storici il padre Domenico Maria Federici; il quale ne pubblicò già parecchi capitoli nelle Memorie Trevigiane sulle opere di disegno (1803) e nelle Memorie Trevigiane sulla Tipografia del sec. XV (1805).
Qualunque fosse la causa, per cui egli doveva lasciare ammucchiati i materiali più greggi, da lui o da altri raccolti per il progettato edificio grandioso, il danno non fu molto; perché quella congerie restò (mss. 576, 577, 590 della Biblioteca Comunale di Treviso), e perché del meglio si giovò egli stesso nelle sopra citate sue pubblicazioni, e prima nell’Istoria de’ Cavalieri Gaudenti (1787). Anche minore è il danno, se s’imprenda a trattare solamente della cultura umanistica a Treviso nel secolo XV; perché le scarse e non peregrine notizie, che intorno a tale soggetto egli attinse alle fonti più comuni, ebbe agio di amplificarle nel citato libro di Mem. Trev. sulla Tipografia, e di elaborarle secondo il suo sistema.
Il padre Federici aveva, nella critica, un suo sistema particolare. Veronese di nascita, trevigiano per lunga consuetudine di dimora come maestro nel convento domenicano di San Nicolò, si diede con lodevole fervore a raccogliere d’ogni fatta notizie, che riguardassero la storia religiosa civile ed artistica della nostra città; e si propose di dimostrare, che essa ebbe sempre, in tutto, se non il primato, un posto onorevolissimo fra le più famose.