Sono radunati in questo testo sei articoli che Luisa Tosco scrisse per il periodico «La Donna» diretto da Alaìde Gualberta Beccari nel corso del 1874 e 1875. Certamente le posizioni di Luisa Tosco, riconducibili al razionalismo materialista, come quelle di Maria Serafini erano riconducibili più precisamente al “libero pensiero”, non erano quelle del giornale della Beccari, la quale sul numero del 16 gennaio 1870 scrisse, a proposito del Congresso dei liberi pensatori, che il suo giornale non poteva aderire “per intero” al programma di questo gruppo. Infatti La Beccari sosteneva con forza la campagna per i giardini froebeliani – tipico esempio della pedagogia romantica – e si batteva per un generico rinnovamento educativo e scolastico in Italia.

Per le libere pensatrici l’emancipazione dai dogmi che avevano le loro radici nella tradizione religiosa – idea condivisa da tutti i liberi pensatori – presupponeva dei corollari supplementari importantissimi: la libertà individuale fondata sull’autonomia della ragione (quindi libertà politica fondata sulla volontà generale della nazione), la liberazione da una morale costrittiva e la possibilità di affrontare tematiche culturali prima proibite, una riforma totale della istituzione familiare, non più fondata su gerarchia e patriarcato, ma sulla equivalenza dei ruoli e sulla possibilità di risoluzione del vincolo matrimoniale. Non a caso l’idea del divorzio fu una delle proposte politiche caldeggiate con forza dal libero pensatore Salvatore Morelli, al quale Luisa Tosco era particolarmente legata e al quale questo libretto è dedicato.

Il coraggio e la determinazione con la quale Luisa Tosco affronta argomenti legati alle “due morali” (differenti per uomo e donna) e ai problemi della libertà sessuale, non hanno altri riscontri nella pubblicistica femminista dell’epoca. Leggiamo ad esempio:

“Sapreste dirmi, o signori, in cortesia, perchè quando trattasi del vostro sesso, voi considerate l’amore fisico quale un bisogno; ne fate una quistione di salute e quando trattasi del nostro, il bisogno e la salute scompaiono ad un tratto e più nessuno ne parla? Se mai vi figuraste che le donne non hanno gli stessi bisogni vostri chiedetene ad un medico che sia anche un tantino filosofo e sentirete quali terribili sconcerti la castità forzata produce nella salute di quelle sventurate che si rinchiudono nei chiostri. Tutti compiangono la misera sorte di quelle povere sacrificate che, illuse da un falso concetto religioso, credettero non poter salvare l’anima se non a patto di martoriare il corpo[…]”

Questi concetti spiccano nell’ambito del femminismo della seconda metà dell’800 all’interno del quale si muovevano soprattutto donne di estrazione aristocratica, che certamente avevano compreso che il vecchio ordine, dal quale venivano maltrattate ed emarginate, mostrava ormai la corda. Dalla consapevolezza del dolore che grava sugli umili, gli oppressi, le minoranze etniche, politiche, religiose, avevano elaborato una scelta di lotta per un nuovo sistema civile e morale – che a tutt’oggi stenta a svilupparsi. Svilupparono i vari aspetti del femminismo, dal diritto di voto all’abolizione della legislazione sulla prostituzione, sostennero che la legge deve essere uguale per uomini e donne in ogni campo. Ma molto difficilmente troveremo esposte con la chiarezza e il coraggio che dimostra Luisa Tosco in questi articoli la rivendicazione per una morale equilibrata e non sessista, e per i diritti sessuali delle donne equiparati a quelli degli uomini.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Il mondo organico, come a tutti è noto, è basato su due principii – il maschio e la femmina. – Nel mondo vegetale questi due principii sono, ora separati ora uniti in un solo individuo; ma nel regno animale (salvo alcuni esseri molto imperfettamente organizzati ed occupanti i più bassi gradini della scala zoologica) ogni specie consta d’individui femmine e d’individui maschi. Questo sistema della doppia sessualità distribuita separatamente in ogni distinto individuo pare sia stato il mezzo migliore trovato dalla natura per la conservazione e la riproduzione delle specie. L’uomo e la donna, al paro di tutti gli altri animali superiori, non differiscono l’uno dall’altra se non per la sessualità e per alcuni caratteri accessori di pochissima importanza, come la voce, la villosità, la forza muscolare, ecc. Ciò nulla meno l’uomo che pure non è niente di più dissimile dalla donna di quello che lo sia il leone dalla leonessa, il colombo dalla colomba, il serpe dalla serpe, ecc. ecc., sentendosi dotato di maggior forza corporea pensò essere la forza la più eccellente tra le qualità umane, e concepì per la sua compagna, meno forte di lui, un disprezzo che, in molte classi della società, dura ancora; per cui laddove la nascita di un bambino è ricevuta con gioia, quella di una bambina è accolta con una specie di sfavore, quando non è stimata una disgrazia addirittura; per cui il lavoro femminile, a parità di merito, è meno apprezzato epperò meno retribuito del lavoro maschile.

Scarica gratis: La causa della donna di Luisa Tosco.