Arturo Fabra recensisce La strategia dell’Ariete, di cui abbiamo già parlato nell’articolo: Kai Zen, La strategia dell’Ariete
Chi incontra il demone muore
Chi non muore diventa schiavo
Chi non diventa schiavo
Diffonderà il demone.
Difficile resistere ad un libro che sfodera in copertina una frase del genere insieme all’immagine di un ariete mitologicamente bardato da guerriera dagli occhi viola.
La strategia dell’Ariete è il primo romanzo pubblicato da Kai Zen, un collettivo narrativo formato da Jadel Andreetto, Bruno Fiorini, Guglielmo Pispisa e Aldo Soliani.
E dimostra ancora una volta la forza della formula vincente della “gestalt narrativa”.
Personalmente, ogni volta che penso a narratori “multipli” non riesco a non citare More Than Human di Theodore Sturgeon, dove “il Superuomo” era determinato dall’insieme di bambini e “paria” che presi isolatamente non avrebbero avuto alcun valore, insieme invece risultavano imbattibili.
In principio fu Luther Blisset, poi Wu Ming e poi, quasi come la generazione spontanea di settecentesca memoria, sono sorte diverse esperienze multiple scrittoriali, a partire dai blog e siti che invitano a partecipare ad esperimenti narrativi fino a nuove “posse” di scrittori sotto una sola firma.
Ma torniamo al romanzo.
Non c’è un protagonista fisso, anche se (e non è uno spoiler) potete affezionarvi a Shanfeng, ma una storia corale che si dipana dall’antico Egitto fino ad arrivare al 2006 per tracciare l’evanescente ritratto di un “morbo” che potrebbe determinare la supremazia di una parte dell’umanità sull’altra opportunamente custodito e monitorato da una
società segreta che non ha nulla da invidiare agli Illuminati.
La Strategia è fondamentalmente un libro “aperto” che definisce uno scenario nel quale ognuno può incastrare la storia attuale, e sceglie di occuparsi di alcuni periodi precisi, dicevamo l’antico Egitto, poi gli anni Venti della Cina, il dopo seconda guerra mondiale nell’America del Sud, patria dei rifugiati nazisti, il 1957 quando la CIA imparava a
giocare dentro e fuori casa regalando poi un finale, che finale non è, ambientato nel 2006.
Chiudendo il libro, infatti, ci si augura che in qualche modo i Kai Zen proseguano a raccontarci dell’Ariete e dell’evoluzione della sua strategia. Ed è quanto sta succedendo su uno dei loro siti (http://www.lastrategiadellariete.org/) ad opera di scrittori invitati dai Kai Zen a scrivere degli “apocrifi” ambientati nella storyline da loro tracciata e dove potrete trovare anche il contributo di un altro “scrittore multiplo” Paolo Agaraff.
Siamo davanti ad un romanzo multimediale, che vedrei benissimo sceneggiato per una produzione televisiva, o cinematografica (leggendolo, quante volte ho colto Indiana Jones o Allan Quatermann fare capolino tra le righe…) o fumettistica (nella Cina degli anni Venti c’erano di sicuro anche Rasputin e Corto Maltese, almeno io li ho visti), che potrebbe
fungere da sourcebook per avventure di giochi di ruolo e sperimentare l’interattività in diversi canali.
L’ambientazione e l’atmosfera sono (ormai l’avrete capito) affascinanti, e il libro si legge con il piacere che una volta riservavamo (magari vergognandocene qualche anno dopo) ai romanzi di appendice. E poi vi accorgerete che l’Ariete è Femmina e che gli uomini sono solo pedine da sacrificare, e non è poco leggere per una volta qual è il “vero” sesso forte…
Buona lettura.