Grazie alla casa editrice Fernandel e alla scrittrice Grazia Verasani (nota 1) Liber Liber, l’associazione che pubblica Pagina Tre, ha potuto accogliere all’interno della propria biblioteca on-line il romanzo “L’amore è un bar sempre aperto”. Ecco una breve intervista all’Autrice, una sinossi e una recensione del romanzo.

Domanda: La protagonista del libro, Adele, scrive canzoni su commissione e spesso deve farlo meccanicamente, senza inserirvi «alcun messaggio». Il suo libro invece, vuole trasmettere un qualsivoglia messaggio o si assume la sola funzione di intrattenimento e quindi raccontare semplicemente una storia?

Grazia Verasani: Non ho la presunzione di lanciare messaggi di alcun tipo… mi suonerebbe pedagogico, se non retorico. Questo mio primo romanzo, scritto di getto dopo l’addio ai concerti, è un’elaborazione fantastica della mia esperienza di cantautrice durata un decennio, e ha quindi molti elementi autobiografici.

Domanda: Adele ad un certo punto del libro dice che non per forza bisogna ispirarsi (somigliare) a qualcuno. Ma nella società in cui viviamo siamo talmente bombardati da notizie, stili, modi di agire, etc. che è difficile non rimanere influenzati da niente e da nessuno.Essere originali è la sfida del nostro secolo. Così lei nell’inventare i suoi personaggi ha usato solo la sua immaginazione o ha preso spunto anche dalla vita reale?

Grazia Verasani: L’importante (credo) è scegliere le influenze giuste; per dirla in parole povere: essere carte assorbenti del bello e non del brutto. Mantenere un senso critico rispetto alla realtà, alla società, ai condizionamenti mediatici. Nel mondo della musica (ma non solo in questo) spesso viene richiesto a un artista di somigliare a qualche fenomeno, è il mercato a richiederlo, preferendo il clone di un cantante famoso a un giovane che tenta di esprimere se stesso e di sperimentare. In troppe trasmissioni televisive, infatti, vediamo giovani artisti che emulano e copiano piuttosto che trovare una propria via. C’è talmente poco spazio per cultura e arte… ma è meglio non sacrificare mai la propria personalità.

Domanda: Quanto c’è di lei nel personaggio di Adele?

Grazia Verasani: C’è molto di me in quasi tutte le voci narranti femminili dei miei libri.

Domanda: Cosa l’ha spinta ad accettare di pubblicare il suo libro gratuitamente on line?

Grazia Verasani: Questo dovreste chiederlo all’editore del mio libro… è semplicemente un gioco di squadra. Non ho il potere di autorizzare. So solo che quando esce un libro (in libreria o su Internet) diventa di tutti, cioè dei lettori.

Domanda: Alla fine del libro ringrazia parecchi musicisti, italiani e no. Li conosce personalmente o diciamo fanno da «colonna sonora» alla sua vita e quindi ha sentito il bisogno di ringraziarli?

Grazia Verasani: Con molti ho collaborato, di alcuni sono amica. Con Nada ho avuto l’onore di esibirmi in duo. Con Fede Poggipollini ci conosciamo da quando eravamo piccoli. E dei Jhetro Tull ho fatto da gruppo supporter a Napoli nel ’98: un’esperienza magica.

Domanda: Il quadro della scena musicale che viene fuori da questa storia non è dei più promettenti… non pensa che magari possa scoraggiare chi volesse buttarsi in questo mondo che certamente è competitivo e forse premia i più «raccomandati», ma che alla fine qualcosa di buono ce l’ha donata?

Grazia Verasani: Proprio l’altra sera, qui a Bologna, ho conosciuto due giovani musicisti di Salerno. Ho detto loro che la situazione musicale in città non è delle migliori (sempre meno locali per suonare e con budget sempre più ridotti) ma loro giustamente mi hanno detto: «A Salerno è peggio». No, non voglio scoraggiare nessuno. Parlo di un’esperienza che è la mia e di molti altri artisti che ho conosciuto, e credo che la situazione di stallo o crisi di cui si parlava tanto in quegli anni sia solo peggiorata… Ma l’unico modo per cambiare le cose è credere all’entusiasmo di chi comincia adesso e cercare di sostenerlo. Certo i raccomandati non hanno mai suscitato le mie simpatie…

Domanda: E per concludere, come è nata la sua passione per la scrittura? Ed in particolare come nascono le sue storie?

Grazia Verasani: Ho cominciato a scrivere presto, come succede generalmente ai lettori precoci. Più leggevo e più avevo voglia di scrivere. Ma inventare storie che possano trovare un riscontro editoriale è innanzitutto un mestiere. Insomma, sai di rivolgerti agli altri; sai che non ti stai parlando addosso. Anche se è inevitabile mescolare fantasia e autobiografismo, e credo che raccontare le sensazioni vissute sulla propria pelle risulti in certi casi più autentico e condivisibile. Ma senza mai dimenticare che stai raccontando una storia, e che il tuo privato ci si nasconde dentro, con un certo pudore.

“L’amore è un bar sempre aperto”: sinossi

In questo romanzo dai diciotto brevi capitoli, dal linguaggio spigliato e lineare, piacevole alla lettura, la Verasani ci propone il tema dell’amore, il quale si trasforma in seguito in una ricerca che riconduce la protagonista in un monologo dai vivaci colori, alla giovinezza spensierata, al ricordo di sè stessi. Un cammino che – suggerisce la Verasani – sembra non terminare mai; si passa infatti dalla spensieratezza della gioventù, al disincanto della maturità acquisita tra le varie vicissitudini della vita. Un racconto ricco e pieno di vita, legato ad un contesto sociale in cui le nuove generazioni vivono nel disincanto e con fatica cercano di rimettersi in gioco.

“L’amore è un bar sempre aperto”: recensione

Per Adele, cantante di una rock band, la musica è tutto! Un sogno nato fin da piccola e proseguito negli anni, tra esibizioni nei locali e concerti rock con la sua band. Ma cos’è un sogno se non la ricerca di un desiderio a cui non si arriva mai? Ed è proprio questa la realtà con la quale deve fare i conti la protagonista del romanzo, tagliata fuori da un mondo che non le appartiene più e da un sogno di cui è rimasta profondamente delusa. Abbandonato tutto, si ritrova a 36 anni a fare da paroliere per conto di altri musicisti, facendo i conti con testi dalle rime banali e motivetti commerciali per cantanti emergenti idolatrati da quattordicenni impazzite.

Il romanzo ripercorre la sua storia, i suoi ricordi, le illusioni e le speranze: dai giochi d’infanzia ai primi amori, dai concerti alle serate alcoliche passate tra i locali di Bologna. Nel ricordo di esperienze passate, tra gioie e delusioni profonde, Adele è in continua ricerca di se stessa e di quell’amore per la musica che tanto le ha dato, ma che col tempo ha perso; sarà l’incontro con un manager discografico a farle riacquistare fiducia in se stessa, facendole capire che l’amore è davvero un bar sempre aperto!

Marylù Sirianni
“Pagina Tre”, https://paginatre.it/

Nota 1: La Versani è anche autrice del romanzo “Quo vadis baby?”, da cui Gabriele Salvadores ha tratto l’omonimo film.

Intervista a Grazia Verasani