Roberto Fogliardi recensisce il romanzo “Il Vate” di Bernhard Hennen.
Dire “Fantasy” significa parlare di un piccolo zoo di sottogeneri: dal romanzo eroico, corale o individuale (Tolkien e Howard, per intenderci), a quello più ironico e scanzonato (De Camp e Vance), da quello dark (Moorcock) a quello che riplasma mondi fantastici su ambientazioni storiche (Turtledove e il grande Martin). Be’, quando prendo in mano un autore fantasy che non conosco ho sempre il cieco terrore di trovarmi a leggere l’ennesimo clone de “Il Signore degli Anelli” che, come la Settimana Enigmistica, vanta un notevole record di imitazioni, quasi sempre illeggibili ed elefantiache, un vero contributo indesiderato al disboscamento dell’Amazzonia.
Per fortuna, non è questo il caso de “Il Vate”.
Ammetto che ci sono vari elementi che già in partenza mi rendono simpatica l’operazione alla base del ciclo del “Mondo delle maree”: come il vostro affezionato recensore, Hennen è nato nel 1966, ha scritto scenari e avventure per giochi di ruolo (per la precisione, per “Uno sguardo nel buio”), e infine fa parte di un collettivo di scrittura (Magus Magellan), che curerà l’intero ciclo. Insomma, lo sento quasi come un gemellino teutonico.
Ma non sono solo le affinità elettive a rendere interessante il romanzo. Hennen è laureato in germanistica e storia antica dell’Asia Minore, e il suo background si riflette nella qualità dei mondi immaginari che crea, che hanno la stessa vivida coerenza del contesto in cui si muovono i personaggi del “Trono di spade” o de “La legione perduta”.
Il romanzo è quindi “storico” e corale, e le vicende dei vari personaggi si dipanano su strade diverse per poi intrecciarsi in alcuni nodi essenziali.
La storia comincia in uno scenario che ricorda le Isole di Ferro di Martin, dove la sfortunata ma valorosa ramponiera Alessandra si dedica alla caccia di arrabbiatissime balene zannute; probabilmente si tratta di capodogli, visto che gli altri cetacei hanno semplici fanoni al posto dei denti.
Ma lo scenario cambia presto, e tra terremoti, battaglie e migrazioni, le vicende di Alessandra si affiancheranno a quelle di tanti altri personaggi interessanti e ben costruiti: il capitano di ventura Joacino e il suo fidatissimo primo ufficiale, la sboccata Ernanda; lo Iudicator Francisco, inquisitore dal volto quasi umano (quando non perpetra sacrifici umani), rappresentante della teocrazia che si contrappone alla corona in una lotta simile a quella tra guelfi e ghibellini; e infine Seerun lo sciamano e la sua compagna Filo d’Erba, nomadi delle praterie alle prese con una migrazione epocale e uno scontro che fa pensare a quello tra conquistadores e nativi d’america.
Tutti i personaggi sono sfaccettati e crescono e si modificano a seguito delle vicende che li coinvolgono (e a volte li travolgono) nelle pagine del libro. Violenze, brutalità e vendetta fanno da contraltare a gesti di sacrificio, solidarietà e amicizia. Nessuno, però, a parte i mostri che rubano i respiro ai popolani di Monte Flora -e forse nemmeno loro- è mai del tutto buono o del tutto malvagio.
In poche parole, “Il vate” è un fantasy ben scritto e non banale, e spero che gli altri membri del collettivo Magus Magellan (Hadmar von Wieser, Thomas Finn e Karl-Heinz Witzko) siano all’altezza di Hennen per creare un degno seguito a questo primo volume del ciclo.
Roberto Fogliardi
Questa recensione è stata originariamente pubblicata nel sito http://www.kaosonline.it. Ringraziamo il sito e l’autore per avercene concesso la riproduzione.
Link e approfondimenti
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