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(voce di Luca Grandelis)«La fenomenologia è capace di offrire prospettive feconde e credibili, all’inizio del XXI secolo? Costituisce ancora un’opportunità filosofica?» si domanda Matteo Giannasi, docente dell’Università di Venezia, in apertura del suo ultimo Il senso della realtà. Il progetto fenomenologico e la questione della verità (ed. Marietti, 2011), centrato sulla proposta filosofica di Edmund Husserl.
La risposta è evidentemente positiva, atteso che la crisi della civiltà europea – tanto acutamente disgnosticata e affrontata da Husserl – è più che mai viva e incalzante. Per una volta, non ci riferiamo alla crisi economica, bensì alla crisi scatenata dall’avvento in forze delle scienze moderne, con tutto il loro arsenale metafisico e ideologico, che il padre della fenomenologia concentra in un unico bersaglio: il naturalismo, ovvero quella «forma di accecamento, di «pregiudizio» intellettuale che orienta la prassi scientifica a rispondere a ogni quesito culturalmente rilevante tramite l’osservazione sperimentale e la generalizzazione induttiva, ossia il «fanatismo» dei cosiddetti «fatti», la tendenza a tradurre ogni questione in una «questione di fatto»».
Ma non di sole evidenze sperimentali vive l’uomo, bensì anche e soprattutto di qualità e di senso: Husserl lo sa bene e invita a riscoprire che la verità è più ampia di ciò che è induttivamente accertabile. Giannasi tiene a sottolineare che in nessun caso si tratta di prendere posizione per la filosofia contro la scienza, ma che al contrario si deve cercarne un accordo a partire dalla comprensione delle esigenze proprie della scienza (che sono quelle degli scienziati all’opera, indipendentemente da ciò che essi ne teorizzano a valle, magari fuorviati da metafisiche approssimative e inadeguate).
Proprio a tal proposito, utilizzando le parole dell’autore, possiamo dire che «la fenomenologia si presenta, lungo tutto il suo arco, come un poderoso tentativo di ripensare il senso dell’esperienza all’interno di categorie alternative a quelle naturalistiche, di uscire dall’impasse culturale ed esistenziale e dallo scacco filosofico determinato dall’ascesa del naturalismo». L’opzione naturalistica è una deriva di cui la scienza non ha bisogno e il progetto husserliano, purché «ricondotto ai suoi gesti fondamentali e decurtato dei suoi presupposti soggettivistici e coscienzialistici» può aiutarci a venirne fuori.
Matteo Giannasi (Reggio Emilia, 1974) insegna Estetica e Filosofia della Scienza all’Università Ca’ Foscari di venezia; ha pubblicato e curato saggi e volumi su temi di ontologia, epistemologia ed etica; i suoi interessi vertono sulle avanguardie filosofiche del XX secolo – in particolare fenomenologia e filosofia linguistica – e sulle coordinate di fondo del naturalismo.
M. Giannasi, Il senso della realtà. Il progetto fenomenologico e la questione della verità, ed. Marietti, 2011, pp. 245, euro 22.