Quella del tecnico informatico Giovanni Manelli è una vita apparentemente tranquilla. Futuro sposo di Emanuela, è sicuro delle sue doti professionali, ma non si tira indietro nemmeno se c’è da rimboccarsi le maniche e lavorare con le braccia. Si trova a farlo quando il suo vecchio datore di lavoro degli anni dell’università, l’imbianchino Michele, gli chiede aiuto. Al di là un carattere un po’ distratto, il protagonista del romanzo di Simone Corà «Il pozzo capovolto» (Nero Press Edizioni, aprile 2017) non ha proprio ragione di sospettare che la sua giornata possa riservargli spiacevoli sorprese, ma quando decide di rispondere alla richiesta di Michele, rimasto senza l’appoggio del figlio che invece di lavorare con il padre se ne va in giro per i fatti suoi, si trova a vivere una terribile avventura che mai avrebbe nemmeno immaginato.
L’impresario della ditta di imbiancatura ha accettata di lavorare nella villa di un ricco committente che, oltre alla normale tintura delle pareti, gli ha lasciato le istruzioni per costruire un pozzo capovolto sul soffitto della sala. Una richiesta estremamente inusuale, che non manca di colpire Giovanni ma non il suo compagno, interessato solo ad accontentare il cliente. Mentre i due si trovano sotto l’originale struttura per rimirarla, dalla nuca di Michele si apre una ferita da cui fuoriesce un mostriciattolo extraterrestre, capace di prendere il sopravvento sulla volontà del povero imbianchino.
Dal pozzo capovolto scende un mostro di dimensioni pantagrueliche, che si collega all’altro alieno tramite una catena, una sorta di colonna vertebrale che consente di comandare la creatura spaventosa, chiamata semplicemente dal protagonista il Verticale per il modo in cui è apparsa. Il mostro semina il panico nelle vicinanze della villa e l’unico in grado di fermarlo è il coraggioso quanto affidabile tecnico Mac Giovanni Manelli, intenzionato ad aiutare l’amico malgrado il suo corpo abbia subito una trasformazione irreversibile.
«Il pozzo capovolto» è un romanzo breve che si legge tutto d’un fiato, scritto con un linguaggio semplice e narrato cercando di mantenere la suspense. Di chiara ambientazione horror-fantascientifica, si ricollega a un filone cinematografico di cui fanno parte varie pellicole del passato caratterizzate dal tema della terribile creatura extraterrestre, tra cui l’indimenticato «La cosa» di John Carpenter. Corà ambienta la sua storia ai giorni nostri, mantenendo alcuni aspetti tipici del cinema horror degli anni settanta e ottanta, sia a livello narrativo, come nel modo difficilmente spiegabile in cui appare la creatura aliena, sia nei personaggi, come quando le forze dell’ordine nulla possono contro il Verticale e poi è un semplice tecnico informatico a contrastarlo.
In varie parti si aprono scenari horror splatter raccapriccianti. È questo l’aspetto più interessante dell’opera, che offre descrizioni attente della mostruosità delle due creature aliene, basti pensare alle fauci che compaiono sul ventre del Verticale, e delle lacerazioni subite dagli sfortunati che si trovano sulla loro strada. A iniziare dal povero Michele, di cui l’autore narra fin nei minimi particolari la straziante degradazione del fisico ad opera del piccolo alieno, senza dimenticare di descrivere fluidi nauseabondi e altra materia organica che fuoriesce dal corpo dello sventurato.
Gli unici personaggi descritti a livello psicologico sono il protagonista e il suo ex datore di lavoro, Corà attraverso alcuni comportamenti riesce a illustrare la loro personalità. Giovanni rivela disponibilità e rispetto dell’amicizia, Michele invece appare cocciuto, non solo nel lavoro ma anche nelle cose più semplici, come quando pretende che il suo ex dipendente mangi a ogni costo il panino con la mortadella che gli ha preparato. Gli altri personaggi, compresa la fidanzata di Manelli, sono solo delle comparse, non hanno il tempo per mostrare i loro aspetti caratteriali.
La narrazione procede lentamente, per mettere in risalto i particolari e permettere di immaginare l’ambientazione in cui si consuma la tragedia voluta dalle creature aliene. I minuti appaiono interminabili dall’ingresso in scena del Verticale, in particolare nei momenti in cui Giovanni riflette sul modo di fermarlo. Lascio al lettore il piacere di scoprire quali sono i vari tentativi che il tecnico informatico mette in pratica, fino a giungere al finale che l’autore cerca di rendere meno scontato di quanto si potrebbe immaginare.