In questo saggio il filosofo e psicologo Bonatelli affronta il problema psicologico della cosiddetta ricordanza illusoria: cioè sognare delle cose che nel sogno si pensa di aver conosciuto, ma che poi, nella realtà, non si è mai conosciuto. Come in altri saggi l’autore prende lo spunto da un fatto concreto; in questo caso un sogno da lui fatto. E si chiede quale possa essere l’origine di queste conoscenze.
Del problema egli poi affronta altri aspetti, cioè la cosiddetta falsa ricordanza e la falsa riflessione. Sempre aspetti che riguardano i sogni e l’origine delle cose che si sognano.
Più recentemente questo problema è stato studiato con riferimento ai modi di memorizzare le informazioni nel corso della vita della mente umana e alle cause dei difetti di memorizzazione e di ricordo o falso ricordo. Sono state proposte alcune teorie per cercare di spiegare questo problema. Bonatelli, ad esempio, cerca di spiegare la commistione – che lui verifica nella sua esposizione – fra ricordi molto datati e ricordi recenti che nei sogni sono frammischiati, che lui indica come “connessioni intime, quand’anche non sempre esplicitamente avvertite e spesso nemmeno avvertibili, colla coscienza presente”.
Sinossi a cura di Giuseppe Piero Perduca
NOTA: Il testo è presente in formato immagine sul sito dell’OPAL: http://www.opal.unito.it/.
Dall’incipit della nota:
«Questo, della ricordanza illusoria, è un fatto psichico che lo scrivente ha osservato parecchie volte in sè stesso; perciò, quand’anche non fosse intervenuto mai ad altri che a lui, meriterebbe pur sempre, come fatto che gli è, che si cercasse di trovarne la spiegazione. Ma del resto io credo che anche molti altri avranno avuto occasione d’osservarlo in sè medesimi e che in moltissimi poi si sarà prodotto senza che lo avvertissero. Ragione di più per farne oggetto di studio. Ed ecco qui di che si tratta. Preferisco esporre dapprima un caso concreto; verremo dappoi al concetto generale.
«La scorsa notte io sognava d’avere occupato colla mia famiglia un quartiere di certa casa situata non so in quale città. Discutendo con la moglie sulla distribuzione dei mobili e sull’assegnare a questo o quell’uso le varie camere del novo alloggio, io ricordava con perfetta chiarezza d’avere abitato già parecchi anni prima quel medesimo appartamento e andava ripetendo: qui allora s’era collocato il nostro letto, costì era la stanza da studio e così via. Svegliatomi e ricordando molto nettamente il mio sogno, io cominciai a chiedere a me stesso in qual’epoca della mia vita avessi occupato quella casa e in quale città. L’energia della ricordanza era tanta che dapprima non ebbi, anche nella veglia, il menomo dubbio di non ricordare cosa realmente avvenuta; soltanto non mi riusciva di rammentare la città e l’epoca, e solamente dopo avere percorso col pensiero minutamente tutti gli alloggi dove sono tornato dalla prima infanzia al dì d’oggi, ho finito con dovermi persuadere che quella ricordanza era falsa. Era anch’essa parte del sogno. Quel dato quartiere io non solo non l’ho abitato mai, ma nemmeno veduto.
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