A tarda sera K. arriva in paese; a quell’ora del castello, sulla sommità, non si vede più nulla. Fuori c’è la neve e, più lo sguardo prova a spingersi verso l’alto, più viene respinto dalla nebbia e dal buio. Non resta che cercare alloggio – o almeno un giaciglio – nella locanda più vicina, dove riposarsi un po’ dal viaggio spossante. Così, vicino alla stufa, tra gli avventori mezzo ubriachi che continuano a tracannare birra, K. chiude gli occhi e si addormenta. Finalmente. Ma di lì a poco un giovanotto – che si presenta come il figlio del custode – lo sveglia scusandosi: non avrebbe voluto ma è stato costretto. Perché il villaggio – e quindi anche quella locanda – è di proprietà del castello; anche solo per fermarsi a pernottare occorre un permesso particolare del conte. E ovviamente K. questo permesso non ce l’ha.
Il castello è dappertutto. Come il tribunale ne Il processo. E, come in quel caso, sembra non vi sia modo di accedervi, né di sottrarvisi. Come K., il protagonista, non riesce a muoversi di un passo rispetto al castello, né in avanti né all’indietro (in un’impresa destinata all’insuccesso, comunque la si voglia inquadrare); similmente è del lettore dell’opera di Franz Kafka: per quanto si cerchi di addentrarsi nei dettagli testuali, nelle interpretazioni, nelle comparazioni, rimane sempre la sensazione di non riuscire a squarciare quella tenebra abissale della quale è impossibile smettere di subire il fascino e il richiamo. Questa nuova edizione Mimesis mette a disposizione del lettore italiano (in una nuova traduzione, con la Postfazione di Franco Rella) l’edizione critica tedesca stabilita nel 1981 da Malcolm Pasley, dotata di un apparato di note di oltre 60 pagine; un volume che gli amanti dell’autore non dovrebbero perdere. E forse non solo loro.

F. Kafka, Il castello, ed. Mimesis, 2014, pp. 420, euro 28. Con passi inediti, a cura di Barbara Di Noi. Postfazione di Franco Rella. Traduzione condotta da Barbara Di Noi sull’edizione critica di Das Schloß, a cura di Malcolm Pasley, Frankfurt am Main, Fischer, 1981.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.