Per comprendere l’origine ed il contenuto di questo breve scritto, pubblicato nel 1864, occorre tenere presente il sottotitolo dell’opera: Lettera del Delegato di Pubblica Sicurezza Vincenzo Tofani in risposta al libro del Conte Bianco di Saint-Jorioz. Si tratta evidentemente di una risposta che l’autore ha predisposto per controbattere a diverse affermazioni che il Conte Alessandro Bianco di Saint-Jorioz aveva fatto sul suo conto, nella stesura dell’opera Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863.

Secondo Tofani, l’opera del Conte riporta fatti non avvenuti, e ne travisa altri che lo riguardano personalmente, accomunandolo in generiche accuse a “tutti” i funzionari corrotti, ma anche attribuendogli specifiche azioni riprovevoli.

Nella prima parte il Tofani scrive una lettera in cui controbatte alle accuse narrando la verità dei fatti, che lui conosce in quanto ne fu protagonista, mentre il Conte non era all’epoca presente in zona e quindi riporta voci riferite. Cita altresì numerose corrispondenze ufficiali di quegli anni, in cui varie Autorità gli dimostrarono fiducia e stima, in relazione agli episodi collegati alla lotta al banditismo nella città in cui esercitava il suo mandato, S. Giovanni Incarico (che si trova nella attuale Provincia di Frosinone), e nelle città vicine.

La seconda parte è una raccolta di deliberazioni di Consigli Comunali sempre di tale zona, in cui si ribadisce piena ed assoluta fiducia nell’onorabilità del Tofani, deplorando come calunniose diverse affermazioni del Conte nel suo libro sopra ricordato. Si aggiunge la lettera del Capitano Santoro della Guardia Nazionale, anche essa elogiativa della figura del Tofani.

A oltre 150 anni di distanza, nel XXI secolo, sappiamo bene come sia difficile ribaltare le accuse per chi finisca nel “tritacarne mediatico” per tacere dei social: da una parte, si vorrebbe empatizzare con il povero funzionario, il Delegato di P. S., accusato da un ufficiale dell’Esercito, per di più di nobile famiglia. Nello stesso tempo, dalla lettura del libro del Conte Bianco e dalla lettura di questa risposta, per noi posteri privi di altre fonti di informazione, risulta difficile prendere decisamente partito per uno dei due contendenti: le parole di elogio raccolte dal Tofani saranno state sincere, o saranno frutto di minacce e pressioni fatte a cittadini impauriti dalla sua autorità? Come fu condotta la lotta al brigantaggio negli anni dell’Unità d’Italia nelle terre al confine con lo Stato Pontificio? Si può restare assolutamente innocenti ed irreprensibili in tempi oscuri come quelli di cui stiamo parlando?

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

SIGNOR CONTE!
Ho letto ancor io, ed un po’ tardi, il vostro libro non ha guari pubblicato in Milano, sotto il titolo IL BRIGANTAGGIO ALLA FRONTIERA PONTIFICIA, e la lettura ha tale in me destata una penosa impressione, quale per fermo ha dovuto destarla in ogni petto Italiano, che sente carità cittadina. Avvegnachè, per quanto io mi fossi studiato di approfondire lo scopo di quel libro, confesso non averne altro rinvenuto, se non l’unico di malignare a speculazione. E, sonandomi nuovo il vostro nome all’orecchio, più volte ho dubitato, non forse in quello s’ascondesse uno straniero, cotanto è duro il persuadersi, come un uffiziale dello esercito, al servizio del Governo di Vittorio Emanuele, abbia potuto sì impudentemente, ed a piene mani, gittare lo sprezzo in faccia a queste popolazioni, che tanta parte sono d’Italia, e che altro torto non hanno, se non quello di essere state lungamente e troppo sventurate!

Scarica gratis: Il brigantaggio alla frontiera pontificia di Vincenzo Tofani.