Salve a tutti, sono Monica Spicciani, sono una pittrice con la passione per la lettura, mi presento con questo primo articolo grazie al quale sono entrata a far parte di Pagina Tre. Si tratta di un commento ad un capolavoro letterario scoperto grazie a Liber Liber, pubblicato sulblog Le mie letture commentate.
I Viceré
Di Federico De Roberto
Editore: E-text / Audiolibro – Liber Liber
Numero di pagine: 496
Isbn-10: A000060243 | Isbn-13: 9788897313045
Fonte: I Vicere / Federico De Roberto ; a cura di Sergio Campailla. – Ed. integrale. – Roma : Biblioteca economica Newton, 1995. – 416 (Biblioteca economica Newton. Classici
Cecchini, Silvia (Voce)
Soap opera ottocentesca
Lo confesso, se non ci fosse stata Silvia Cecchini a leggermi questo mastodontico libro non ce l’avrei fatta a portarlo a termine, sicuramente non avrei superato la prima parte che è sicuramente la più pesante e la più faticosa a livello mnemonico, per la grande quantità di personaggi da imparare a conoscere.
In questo testo non si salva nessuno, ci mostra una società dove l’unico sano muore suicida; una sorta di Beautiful dell’800 in cui si fanno alleanze tra parenti serpenti, si decidono le sorti dei figli in base a regole dettate dall’interesse e tutta una serie di manovre letteralmente disgustose a livello umano. Attuale e lucido ci offre un inizio pesante e lento, poi maggiormente fruibile. De Roberto scrive un’opera meno coinvolgente emotivamente e più politicizzata di quelle del coevo ed amico Verga, ma di un enorme valore umano e storico. Dal punto di vista letterario ho trovato lo stile abbastanza scarno, dettagliato ma essenziale, apparentemente privo di partecipazione e di giudizio […] che poi quando l’autore non da un giudizio esplicitamente emette sentenze ancor più efficaci.
Leggere questi romanzi è demoralizzante, se hai un barlume di utopia, di speranza in un mondo migliore con I Viceré ci metti una pietra sopra. Qui si trova l’umanità nelle sue caratteristiche immutabili, c’è il passato, il presente ed il futuro.
Dire di più sarebbe inutile, per cui passo a riportare alcune CITAZIONI con commento.
«Il Re e i deputati assieme. Il Re può badare a tutto? E vedi lo zio come fa onore alla famiglia? Quando c’erano i Viceré, i nostri erano Viceré; adesso che abbiamo il Parlamento, lo zio è deputato! […]»
CHI SA REMARE NON AFFONDA MAI, NEMMENO SE CAMBIA IL VENTO […]
«Non contento di esercitare personalmente tanto potere, ficcava i suoi aderenti da per tutto perché facessero il suo giuoco: così Giulente zio aveva avuto la direzione della banca, così Giulente nipote era stato fatto sindaco! […]»
«Delle cariche pubbliche s’era servito per accomodar le sue cose; i denari impiegati nella rivoluzione gli fruttavano il mille per cento! Così spiegavasi il suo patriottismo, la commedia della sua conversione alla libertà, mentre casa Uzeda era stata sempre covo di borbonici e di reazionari»
««Ora che l’Italia è fatta, dobbiamo fare gli affari nostri […]» Se non aveva pronunziato le parole, aveva certo messo in atto l’idea; perciò vantava l’eccellenza del nuovo regime, i benefici effetti del nuovo ordine di cose! Le leggi eran provvide quando gli giovavano»
«Avevano promesso il regno della giustizia e della moralità; e le parzialità, le birbonerie, le ladrerie continuavano come prima: i potenti e i prepotenti d’un tempo erano tuttavia al loro posto! Chi batteva la solfa, sotto l’antico governo? Gli Uzeda, i ricchi e i nobili loro pari, con tutte le relative clientele: quelli stessi che la battevano adesso!»
«Pensi ancora alla destra e alla sinistra?» esclamò ridendo il duca, che aveva in tasca la formale promessa d’un seggio al Senato. «Non vedi che i partiti vecchi sono finiti? che c’è una rivoluzione? Chi può dire che cosa uscirà dalle urne a cui hanno chiamato la plebe? Un vero salto nel buio! […]
«Non si parlava delle elezioni, ma il principe, affabile con tutti, s’informava dei bisogni del paese, ascoltava i reclami di tutti, prendeva note sopra un taccuino, e lasciava la gente ammaliata dai suoi modi cortesi, sbalordita dalla sua eloquenza »
«Il ridicolo di quella pubblicazione, la goffaggine degli elogi di cui era piena non gli davano ombra, sicuro com’era che per un elettore che ne avrebbe riso, cento avrebbero creduto a tutto come ad articoli di fede.»
PERCHE’ […] ADESSO è CAMBIATO FORSE QUALCOSA?
«Ma noi non scegliamo il tempo nel quale veniamo al mondo; lo troviamo com’è, e com’è dobbiamo accettarlo. Del resto, se è vero che oggi non si sta molto bene, forse che prima si stava d’incanto?»
DEDICATO AI NOSTALGICI DEI BEI TEMPI ANDATI […]
«Un tempo la potenza della nostra famiglia veniva dai Re; ora viene dal popolo […] La differenza è più di nome che di fatto […] Certo, dipendere dalla canaglia non è piacevole; ma neppure molti di quei sovrani erano stinchi di santo. E un uomo solo che tiene nelle proprie mani le redini del mondo e si considera investito d’un potere divino e d’ogni suo capriccio fa legge è più difficile da guadagnare e da serbar propizio che non il gregge umano, numeroso ma per natura servile […] E poi, e poi il mutamento è più apparente che reale. Anche i Viceré d’un tempo dovevano propiziarsi la folla;»
INSOMMA […]SE FAI POLITICA E VUOI OTTENERE SUCCESSO DEVI ESSERE UN GRAN BUGIARDO ED INGRAZIARTI IL POPOLINO […]
«Tutti si lagnano della corruzione presente e negano fiducia al sistema elettorale, perché i voti si comprano. Ma sa Vostra Eccellenza che cosa narra Svetonio, celebre scrittore dell’antichità? Narra che Augusto, nei giorni dei comizi, distribuiva mille sesterzi a testa alle tribù di cui faceva parte, perché non prendessero nulla dai candidati! […]»»
PERCHE’ MAI NULLA CAMBIERA’ […]