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(voce di SopraPensiero)Dopo tre pubblicazioni indipendenti e che hanno riscontrato molto favore tra gli amanti del noir, l’autore calabrese Anton Francesco Milicia, viene adottato dalla casa editrice Le Mezzelane che cura la pubblicazione di Hic sunt leones, un romanzo in cui il genio di Milicia ci trascina in una storia che tiene incollati gli amanti della bella scrittura.
Ancora una volta la Locride è teatro indiscusso dei fatti narrati. Con poche, ma decise pennellate l’autore descrive l’ambiente, introducendo il lettore in quel paese immaginario e misterioso che è Contrada, immerso nel paesaggio dell’Aspromonte, tra antichi borghi di gente per bene e anime equivoche.
Qui troviamo Marco, il giovane protagonista che, nonostante siano trascorsi quindi anni dalla scomparsa di Anna, la sua gemella, non riesce a darsi pace e continua a torturarsi e a ritenersi responsabile di quanto accaduto. La sua ricerca della verità sembra aver trovato una svolta il giorno in cui una traccia sembra emergere dal passato: una targa e un nome che permetteranno a Marco di preparare la sua spietata vendetta. Ma qualcuno muove i fili della vicenda, un’ombra sta approfittando della disperazione di Marco, insinuandosi nella storia in modo subdolo e prepotente.
Hic sunt leones, scrivevano i romani sulle antiche carte geografiche in corrispondenza di territori africano, per indicare che in quelle terre era possibile prelevare fiere per le lotte gladiatorie, ma soprattutto per importare schiavi e manodopera a basso prezzo. Ed è quello che fa il «fantasma» che guida Marco nella sua follia.
Un romanzo davvero ben scritto, dove i personaggi risultano ben delineati, i luoghi dipinti con la consapevolezza di chi li conosce bene, sia dal punto di vista storico che politico, e la narrazione risulta perfetta, tra briciole disseminate tra le pagine che condurranno a un epilogo imprevedibile, lasciando il lettore senza fiato e con la consapevolezza di aver scoperto un autore eccezionale.