Con semplicità e chiarezza, da zio a nipotini, Fabre descrive gli animali utili per l’uomo, i suoi “ausiliari”, che rendono più produttivo il raccolto, distruggendone i predatori, e confuta le dicerie e superstizioni su alcuni di essi.
Nella pagina dedicata all’opera (vedere link in basso) è disponibile la sinossi a cura di Gabriella Dodero.
Dall’incipit del libro:
Una sera di maggio, lo zio Paolo e i suoi nipoti erano seduti sotto il grande sambuco del giardino. Luigi si trovava con loro: Luigi, assiduo compagno di Giulio e di Emilio, dopo la storia dei Devastatori. Durante gli ultimi chiarori del giorno, striduli voli di rondoni turbinavano al di sopra del villaggio, ora precipitandosi verso il campanile per sorvegliare i loro nidi nei buchi dei muri, ora alzandosi ad altezze ove lo sguardo li perdeva. Alcuni pipistrelli svolazzavano, con volo irregolare, attorno alla casa, con un piccolo grido breve, gettato a intervalli. Dal seno delle erbe in fiore si alzava il monotono concerto dei grilli; nel quadrato di lattughe risonava il canto del grillotalpa, simile al rumorìo continuo di un filatoio; un rospo solitario, collocato al fresco sotto una pietra, emetteva di tanto in tanto la sua nota flautata, mentre le ranocchie riempivano i fossati delle praterie vicine dei loro rauchi gracidamenti. Le civette alternavano la loro dolce voce di richiamo dall’uno all’altro salice cavo; la capinera, infine, dava l’addio della sera alla chioccia, già sonnecchiante sulle sue uova.
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