Un’introduzione alle carte 1942-1953 del Fondo Guido Valabrega nell’Archivio INSMLI a Milano.

Dall’incipit della tesi:

Guido Valabrega, mio padre, non parlava molto di sé, e io davvero non sapevo che un tempo lui si era chiamato Gadi.
Sì, ricordo qualche racconto di un kibbuz, ricordo anche qualcuno dei reperti dell’esercito israeliano da cui a un certo punto pareva fosse più o meno scappato: una cintura verde oliva che mettevo io ai tempi del liceo, uno zaino scomodissimo che usava invece mio fratello quando facevamo i boy scouts.
Negli ultimi anni della sua vita, invece, credo che mio padre ritornasse spesso alle esperienze della sua giovinezza.
I ricordi personali e insieme le riflessioni dello storico si focalizzavano proprio intorno a quegli anni Quaranta e Cinquanta, che erano stati gli anni della sua singolare formazione e gli anni cruciali per la Palestina e lo Stato di Israele.
Qualche giorno prima di lasciarci nel febbraio del 2000, in vena di ultime volontà, accennò a certe scatole che si trovavano nel box di casa. Mi disse che avrei dovuto «bruciare tutto».
Ripenso spesso al senso di questa sua richiesta. Tra le diverse ipotesi c’è anche quella che un po’ si sia immaginato che proprio quelle sue parole avrebbero invece esercitato in me una irresistibile attrazione.

Relatore Prof.ssa Elvira Cantarella, anno accademico 2006/2007, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea triennale in Scienze dei beni culturali.

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