Dagli anni del secondo dopoguerra l’impegno politico dell’autore per trovare soluzioni, nel meridione d’Italia, alla miseria del lavoro agricolo trova riscontro nella sua necessità di mettere in poesia, e in questo modo fissarle nella memoria, le vittorie del movimento contadino e le ancor più dure sconfitte.
Nella pagina dedicata all’opera (vedere link in basso) è disponibile la sinossi a cura di Paolo Alberti.
La prima poesia della raccolta, Saluto:
Non sentirà mai più la maggiolata,
la figlia della quercia e della macchia.
Vestivi dei fiori delle ginestre
ridonate all’incolto pendio.
Inviolata eri e chiusa
come un acerbo fiorone.
Avevi l’occhio bianco dei faveti
spaurito, simile alle lepri
prese nel laccio delle mute.
Io quando t’assalii
sentii il tuo ventre ridere.
E le tue guancie arrossate
erano un altro selvatico fiore
lasciato a pascolo.
Io non ti rivedrò mai più
la figlia della quercia e della macchia.
Né ora che ricorre la tua festa,
la festa dei ceri e le contorte nicchie
e dentro il viso nero
di Maria di Fonti
che pare tua madre giovane.
Sei la prima voce,
sei alla testa del corteo
delle vergini in veli,
e vai spargendo dai cesti
vessilli di ginestra, e madreselva
profumata d’incenso.
Io non ti voglio dire
quante strade odorose ho da fuggire!
Scarica gratis: È fatto giorno di Rocco Scotellaro.