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(voce di SopraPensiero)Si chiama «terra dei fuochi» perché, a percorrerla sulle statali, si notano un po’ dappertutto piccoli e grandi roghi, fastidiosi per la vista ma forse innocui. Magari casuali. Ma non c’è niente di casuale. Quei roghi vengono accesi per bruciare le prove scottanti di crimini le cui conseguenze ricadono su tutti gli abitanti della Campania: quelle della distruzione illegale di rifiuti tossici, velenosi, altamente inquinanti, che andrebbero smaltiti in sicurezza e a norma di legge con procedimenti complessi e costosi. I soldi dunque sono alla base di tutto questo – quei soldi che entrano nelle tasche dei camorristi, in primo luogo, ma anche dei politici corrotti e dei funzionari pubblici conniventi, da parte di aziende che a loro volta ne risparmiano un bel po’ – ed escono, alla fin fine, dalle casse dello Stato (cioè dalle tasche di tutti gli italiani): sotto forma di cure per i tumori, che in Campania sembrano avere delle statistiche diverse dal resto d’Italia…
Il lavoro di Ausiello e Del Gaudio – ben scritto, a parte qualche refuso oltre ai soliti difetti delle edizioni elettroniche (virgolette aperte a fine riga, errata spaziatura fra la fine di un paragrafo e l’inizio del successivo…) – si fa notare più per la sintesi che per l’originalità, mettendo in collegamento i vari aspetti di un fenomeno che ha portato, negli ultimi tempi, «almeno un caso di tumore in ogni famiglia campana». Nessun allarmismo vacuo, né millenarismi su quando la «bomba Campania esploderà»; dati scientifici, perizie tecniche, testimonianze giudiziarie sono i materiali che compongono questo piccolo saggio. Che non vuole scoprire il nuovo, ma denunciare il noto: perché se è vero che ormai tutti sanno, è altrettanto vero che – mentre il percolato si infiltra in profondità nelle falde acquifere – poco o niente si è fatto.
G. Ausiello, L. Del Gaudio, Dentro la terra dei fuochi, ed. Il Mattino, 2014.