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Commedia di Maggio è il secondo romanzo di Geremicca, del 1930. Scrisse ancora un volume di novelle – Amore mattutino – e si diede poi alla poesia e al giornalismo. Scrisse Benedetto Croce a questo proposito:
«Sebbene [i due romanzi e i racconti] fossero accolti con favore e avessero pagine molto felici e fini, non dovevano rispondere a un bisogno principale della sua anima, se lasciò questa via e si dette a perfezionare l’attitudine avuta da giovanissimo a comporre poesie».
Belmonte è un paese in località amena tra monte e mare. Una bella mattina di maggio vi capita una compagnia di comici, tre uomini e tre donne, in pausa di riposo; prendono alloggio nella locanda-trattoria “Fermatevi qui”. Questa permanenza di circa un mese non manca di mettere un certo scompiglio all’interno della famiglia del trattore e, indirettamente, in tutto il paese. A conclusione dei sorti idilli, amicizie e amori, il capocomico, non vecchio ma ammalato piuttosto gravemente, decide di mettere fine alle traversie del vivere girovago abbandonando il teatro e stabilendosi a Belmonte, dove ha trovato tranquillità in attesa della morte. Allo stesso tempo la figlia più giovane del trattore decide di dedicarsi all’arte della recitazione – e all’amore dell’attore più giovane – e fugge per raggiungere la compagnia già ripartita.
L’atmosfera serena e pittoresca, malinconica ma con leggerezza, senza cadute nella disperazione e senza picchi di entusiasmo fa da sfondo anche a una miriade di episodi e personaggi minori, di modesta statura, sempre portatori di tenui passioni in armonia con la serenità dell’ambiente, che persino i presentimenti di morte non possono scalfire, perché il clima ridente e bonario li assorbe facilmente lasciando presagire una morte che sarà comunque serena. Questa abbondanza di personaggi e di vicende secondarie, sempre minuziosamente descritte, impartiscono a una vicenda, la cui lettura è certamente piacevole, un ritmo a volte troppo lento e ricco di sbandate che richiedono poi altre digressioni per riportare il nucleo della storia sulla sua carreggiata appropriata.
La caratteristica della scrittura di Geremicca è tuttavia proprio questa, di indugiare e compiacersi delle sensazioni evocate sempre tramite linee pure e luminose e con un linguaggio dove la scelta dei vocaboli è accurata e minuziosa per definire i dettagli con purezza e luminosità. L’apice di questo compiacimento dell’autore lo troviamo quando Scandibbio, il capocomico, trova il modo di alleviare le angustie dell’animo nella tranquillità di una notte primaverile o nella descrizione di Bruna, la figlia del trattore, che dorme con il capo sulla tavola; queste pagine confermano quanto scritto da Croce, e non possiamo non intravedere in quelle righe fresche e delicate l’animo di un poeta vero. Per contro non si può non rilevare che la materia non è tale da reggere il ritmo di un romanzo piuttosto lungo, essendo di spessore sottile e di voluta tenuità. Forse meglio sarebbe stato se Geremicca avesse saputo confinare questa materia nelle proporzioni di una lunga novella. Ai fini della narrazione io credo che la scelta di Geremicca di costruire un ambiente idilliaco e quasi fuori del mondo sia attentamente studiata, anche perché su questo sfondo risaltino in maniera particolare e, talvolta, con inaspettata crudezza, i momenti, non frequenti ma sapientemente inseriti perché diano una scossa a chi legge, di improvviso realismo – relativi soprattutto al protagonista Scandibbio – di fronte ai quali l’ambiente e anche il linguaggio arcadico vengano improvvisamente meno, lasciando intravedere caratteristiche di minor delicatezza e di maggior forza ed energia, caratteristiche che solo in parte Geremicca riuscirà a sviluppare nella sua successiva raccolta di novelle, prima di abbandonare definitivamente l’attività di narratore.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Il vento dal mare corre innanzi all’aurora e sale in leggieri balzi festosi le coste e la via della collina, sollecito alla vetta ove ancora s’addensa la nebbia dell’ultima notte d’aprile. Subito è arrivato, e già dai veli del sonno s’è scoperto un raccolto presepe di tetti e comignoli. Ora s’infila nelle stradicciuole, si spande per le piazzette, picchiando lietamente ai vetri ancora chiusi e tentando, nel campanile, la grossa campana non ancora destatasi dal ricordo dell’avemmaria.
Questa è Belmonte, con le piccole tranquille case e gli orti dai bassi muri di cinta; questa la stradetta principale, via dell’Incoronata, ovunque cosparsa di foglie d’arancio; questa, poco oltre la chiesa della Madonna patrona e in faccia alla piazza ove ridonda al suolo l’acqua della fontanina, la fresca, bianca locanda di «Fermatevi qui».
Scarica gratis: Commedia di Maggio di Achille Geremicca.