Ugo Santamaria
Quell’inverno lontano fu nefasto per la mia piccola città di Nuoro. Sebbene bambina, io lo ricordo come non ricordo tempi recenti. Dapprima nevicò per quattordici giorni di seguito; poi, caddero pioggie torrenziali che fecero crollare i muri; infine la difterite, allora chiamata angina, fece strage di bambini.
Tien-sin, una vecchia donna che abitava nel Celeste Impero, trovò innanzi alla sua capanna di bambù, appoggiata ad una gran foglia di musa, una bimba appena nata, piccina e bianca come la neve.
Come tutte le mattine mi svegliai prima di giorno, ma aspettai che fosse luce chiara prima di scendere dal letto. Era tanto di guadagnato sulla lunga giornata. La pioggia, al suo solito, invece di lavarmi il vetro me l’aveva insudiciato. Attesi alle cose mie senza avere il coraggio di uscir fuori. Verso le undici, spinto dalla fame, guardai il cielo e scesi quei tre scalini. Persisteva nel vento l’umidità della pioggia.
Il pozzo era profondo: per ciò bisognava che la corda fosse lunga; e non era poca fatica il girare la ruota sin tanto che la secchia piena venisse su all'orlo del pozzo. Benchè l'acqua fosse chiara, il sole non guardava mai abbastanza in fondo al pozzo, da specchiarvisi; sin dove però i suoi raggi arrivavano, cresceva per tutto un po' di verde tra le commessure delle pietre.
Quasi in mezzo al viale, fuori della polvere, un chiodo arrestò lo sguardo, il passo e il pensiero del conte Mauro. Era un chiodo ancora buono, benchè un po’ arrugginito e storto. Quanti l’avevano veduto? E perchè nessuno di quanti l’avevano veduto si era chinato a raccoglierlo? Trovate le risposte, del resto semplici ed ovvie, lo prese su lui, e seguitò la passeggiata verso la chiesa dei Cappuccini.
Amelia era un‘ottima fanciulla educata ai migliori principî e quando venne il tempo di maritarsi, il padre suo, ch‘era un onesto negoziante, le disse un giorno con aria soddisfatta che un milionario del paese aveva domandato la sua mano. Amelia timidamente oppose…
In casa Borsino avevano proprio paura che l'aria si mangiasse quei due bambini tanto desiderati e venuti con tanto ritardo; e avevano paura del freddo, del caldo; insomma non saprei dire di che cosa non avessero paura.
Le foreste dell'America meridionale, sotto certi aspetti, sono ben più pericolose di quelle africane, quantunque anche queste siano popolate da un gran numero di fiere, avide specialmente di carne umana.
Un giorno si giocava a carte da Narumov, della guardia a cavallo. La lunga notte invernale passò inavvertitamente; ci si mise a cena dopo le quattro del mattino. Quelli che erano rimasti vincitori mangiavano con grande appetito; gli altri stavan seduti nella loro distrazione davanti alle stoviglie vuote.