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Ugo Santamaria

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In principio del tempo, il Leopardo viveva in un luogo chiamato l’Alto Veldt. Notare che non era il basso Veldt o il boscoso Veldt o l’agro Veldt, ma l’alto Veldt, assolutamente nudo, rovente e lucente, dove non c’eran che sabbia e rocce color di sabbia e unicamente ciuffi di erba gialliccia color di sabbia.
Uno dei piaceri piú soavi, piú nobili, e dirò anche, piú malinconici che si possano gustar viaggiando, perché sorgente di care e gravi meditazioni, è quello di perlustrar collo sguardo le scritte funebri di cui sono istoriate antiche lapidi, scritte che compendiano talvolta in poche parole una lunga vita di dolori, di virtù, di sacrifizii…
C‘era una volta una fornaia, che aveva una figliuola nera come un tizzone e brutta più del peccato mortale. Campavan la vita infornando il pane della gente, e Tizzoncino, come la chiamavano, era attorno da mattina a sera…
Avendo subìto una grave delusione in amore, Marco Sani, memore de’ suoi anni liceali, volle trovare l’oblìo negli studi filosofici, come Dante dopo la morte di Beatrice. E riuscì a dimenticare…
Fra i due, il cacciatore e il cane, questo sembrava il più felice. Era veramente una cagna, da presa, piuttosto anzianotta, grassa, con una faccia buona ma di una bruttezza da vecchia beghina: ipocrita, però, perché quando si trattava di caccia si trasformava in un ferocissimo leopardo.
Alle sette di sera le vie si riempiono di gente e di calore come agli ammalati cresce la febbre. Nella luce del crepuscolo, che le lampade sostengono a mezz’aria, ognuno cerca di ritrovare un raggio del sole che nel giorno non ha potuto godere.
Rioronco, su l’Appennino, è lontano quasi trenta miglia da Bologna e dieci dal men grosso paese, Castello. La strada che vi menava una volta era per lungo tratto il greto del fiume Idice, e poi una carraia, stretta fra balzi e rotta spesso da lavine…
C’era una volta un conte che aveva un bellissimo castello. Egli incuteva terrore a tutti. Ognuno gl’invidiava il suo valore in guerra, i suoi feudi e le sue ricchezze, ma nessuno lo amava, neppure la moglie che aveva scelta fra le fanciulle più nobili e belle del regno…
C’era una volta un Re, molto ricco di quattrini e di terre: la sua moglie morì, ed egli ne fu inconsolabile. Per otto giorni intieri si chiuse in un piccolo salottino, dove picchiava il capo nel muro, tanto era il dolore che gli straziava l’anima; per paura che finisse coll’ammazzarsi, furono accomodate delle materasse fra il muro e i parati della stanza.