Pagina Tre è lieta di pubblicare la seconda anteprima di “Terminal nebulosa”, l’ultimo romanzo di Franco Garofalo (qui la prima). Nei prossimi giorni verrà pubblicata la terza anticipazione.

Seconda anticipazione

Siccome la focalizzazione di questo romanzo, relativamente sperimentale, non è fissata su Eduard ma si sposta con l’evolversi dei fatti della trama, facciamo la conoscenza del principale aiutante di Eduard nella sua avventura: il grande avvocato Cesare Sensini. Eduard gli si rivolge, in quanto vecchio amico di famiglia, con quest’unico grido interiore: che la morte della moglie Giulia non sia stata vana. E che qualcuno paghi per essa.

Terminal nebulosa

di Franco Garofalo

Il vecchio professionista si sciolse totalmente sentendo la voce del figlio del suo amico più caro, ed Eduard ebbe l’impressione che si fosse anche commosso, travolto dal sovvenir dell’eterno e delle morte stagioni, vive persino più delle attuali nella sua saldissima memoria… Eduard bruciava letteralmente dal desiderio di andare subito al tema; un’ ardore che dilagava in tutte le regioni del suo animo, facendogli visualizzare il momento della sua firma sul mandato alle liti, quando tutto l’ ingranaggio si sarebbe messo finalmente in moto e si spingeva ancor oltre, fino all’ udienza decisiva, nella quale, grazie alla implacabile esattezza di Sensini avrebbe inchiodato la Clinica Nebulosa (marchio registrato!) alle sue responsabilità, svergognandola davanti al mondo e ricavandone, cosa non secondaria, un giusto profitto, mai abbastanza comunque per risarcirlo della perdita di Giulia.

Ma contrariamente alle sue attese, il vecchio avvocato ascoltò distrattamente la sua prima, concitata esposizione del problema; ne ritenne solo il fatto che il figlio del suo vecchio amico voleva incardinare una causa, e perciò si era rivolto a lui. Così gli dette appuntamento subito, per l’indomani, dato che ormai nello Studio era tenuto al margine delle cause più importanti, che Giampaolo non lo avvertiva più delle riunioni settimanali di routine per valutare l’andamento generale, e che al punto in cui era solo le segretarie ed i giovani praticanti lo trattavano con riguardo.

-Dimmi di Germano- disse l’avvocato dopo avergli stretto la mano e fatto accomodare in una saletta riunioni in cui aveva ricevuto centinaia, anzi, migliaia di cittadini che speravano nella Giustizia.

-Cosa le devo dire, avvocato Sensini… Purtroppo la demenza sta avanzando… Ormai fatica a riconoscermi.

Sensini annui con gravità. Forse era un tratto della sua abituale recitazione forense, ma più probabilmente era seriamente turbato dall’idea che un uomo con cui aveva condiviso tante passioni, la velocità in motoscafo, i passi montani, alcune e forse varie e numerose avventure sessuali, il culto della Vergine e chissà quanti fine settimana nei parchi nazionali, fosse diventato demente in modo irreversibile.

Nelle vite parallele che gli esseri umani costantemente disegnano, questo non gli suonava come un buon auspicio. Eppure Eduard anche da quelle prime battute, non poteva non rendersi conto dell’enorme differenza fra lo stato di suo padre e la dolente lucidità di Sensini. In qualche modo, però, il più fortunato era proprio suo padre: senza necessità materiali, senza il nodo alla gola dei bisogni e dell’imperativo di guadagnare, nel suo recente stato di grazia aveva già percorso un certo tratto della strada che esce dal mondo.

-E la mamma, come sta? – disse poi, bruscamente.
-Mamma bene, grazie. Ma tempo fa si è rotta l’anca. Ora sta meglio, ma esce poco di casa.
-Ora dimmi della tua cosa. Intendi fare causa ad una famosa clinica.
-La Nebulosa, per l’appunto.

E raccontava al vecchio come si era svolto il raggiro, nel suo caso.

Giulia, la sua prima moglie, soffriva di una grave depressione. Lui lo aveva saputo subito dopo averla conosciuta. Erano entrambi ragazzi sui 24, e la trovava bellissima. Si era laureata in archeologia a pieni voti e stava cercando di entrare all’università. Lui non era molto diverso da oggi, un introverso che si era aggrappato ad un posto al MiBACT dove, come primo incarico, doveva occuparsi del censimento dei beni demaniali in istato di abbandono e chiusi al pubblico: se per alcuni di questi si fossero trovati degli sponsor si sarebbe proceduto a restaurarli, per poi aprirli al pubblico con minimi costi, affidandone la custodia al FAI. Un incarico iniziale, modesto, da compilatore. Quindi, a tutti gli effetti Giulia aveva potenzialità di carriera superiori alle sue, si era laureata in modo veramente brillante.

Ma aveva come delle mutilazioni interiori. Eduard non seppe mai bene quali potessero essere le cause della sua invincibile infelicità, tuttavia prima di unirsi con lei avrebbe dovuto ponderare meglio alcuni elementi: quando la conobbe era appena uscita dall’ anoressia per la quale era stata in cura due anni. Oltre all’ascolto terapeutico era stata trattata con Ciproeptadina per ripristinarle l’appetito e far sì che riprendesse a mestruare. Il trattamento era risultato efficace, ma era poi comparso uno sgradevole effetto collaterale che avrebbe avuto grande influenza sul loro rapporto.

A questa laboriosa descrizione di carattere medico, il vecchio legale rispondeva con piccoli, ma leggibili segnali d’impazienza.

-Quindi, in buona sostanza, questa tua prima moglie aveva impulsi suicidari? Non avete avuto dei figli?
-No avvocato; ma devo ancora arrivare al punto.
-Devo capire tutto. Fammi capire, ed alla fine ti dirò cosa realmente possiamo fare.

Eduard non voleva, invece, arrivare al punto senza dare qualche tocco più morbido, insomma, voleva evitare di essere crudo ma senza sapere come.

Perché qualche tempo prima di sposarsi, Giulia e lui avevano deciso di convivere. E fu allora che i segnali si moltiplicarono, fino a diventare veri e propri avvertimenti minacciosi. Giulia era uscita dall’anoressia, aveva preso chili e si era arrotondata, tornando ad essere quella bella ragazza dalle spalle larghe e dai seni rotondi che frequentava brillantemente gli studi universitari. Per stabilizzare questa evoluzione favorevole, infatti, doveva prendere anche un farmaco progestinico e vitamina D. Ne risultavano quindi sue frequenti fughe da casa. Alcune anche della durata di alcuni giorni. Dopo queste fughe, e grazie alla rete dei loro amici, Eduard veniva a sapere dove Giulia si fosse cacciata: frequentava sessualmente altri uomini. Dato che era molto intelligente, ed in fondo accorta, evitava di scopare con amici comuni. Frequentava sconosciuti rimediati nel modo più occasionale: in palestra, al supermercato, sugli autobus, dovunque. In genere prediligeva ragazzi in divisa, poco impegnativi e di scarsa cultura. Ciò che voleva da loro non era dialogo.

-E sapendo questo, l’hai sposata lo stesso…?
-Certamente- disse Eduard con orgoglio ferito, raddrizzando la schiena che gli si era incurvata.
-Perfetto. Adesso dimmi della Clinica Nebulosa. Che c’entra?
-Faccio un salto nel tempo. Eravamo sposati da cinque anni, e tutto sommato avevamo trovato il nostro equilibrio. Stavamo pensando di avere un bambino. Lei scappava di casa meno frequentemente. Insomma, come coppia ce la stavamo facendo.
-E poi?
– Poi, alla fine di una estate dove non aveva dato nessun segno di squilibrio, lei peggiorò molto e all’improvviso smise di mangiare. Io indagai, con tutta la delicatezza possibile. Venne fuori che si era innamorata.
-Non mi dire.
-Innamorata, può immaginarlo, di un perfetto imbecille, un sottufficiale istruttore di arti marziali. Lei mi confessò che gli aveva chiesto di andare a vivere con lui, ma lui aveva rifiutato. Questo rifiuto così… frontale, così definitivo, la fece precipitare di nuovo nella anoressia. E come sa, le ricadute sono la parte peggiore di un male.
-Accidenti, una tipetta complicata.
-Ora che non c’è più, posso dire di essere d’accordo con lei.
-E come siete finiti alla Nebulosa?
-In quell’epoca si facevano una gran pubblicità; anche molti spot in televisione. Lei mi implorò di interessarmi, di capire come funzionasse.
-L’eutanasia non è ammessa dalla legge solo per una depressione.
-Lo so. Ma m’interessai lo stesso. Presi un appuntamento con una loro rappresentante, una certa dottoressa Lambisch.
-L’ho sentita nominare- fece Sensini con un gesto vago.
-Ah sì? Come mai?
-Lascia stare… Allora, sei andato a parlare con questa Lambisch.

Ricordavo quasi parola per parola, ed anche i gesti, il climatizzatore, l’atmosfera ovattata della sala d’attesa e dello studio in cui riceveva Irene Lambisch. C’era un notevole fermento di aziende grandi e piccole, alcune già vantavano “decenni di esperienza nel settore”, da quando le tanatocliniche erano state liberalizzate con quella legge contestatissima che s’ intitola Misure per la regolamentazione del fine vita procurato ed assistito, per fermare la quale c’erano state manifestazioni in piazza, scontri, occupazioni notturne dell’aula, inondazioni di emendamenti; eppure era stata approvata, nessuna offensiva di franchi tiratori aveva potuto fermarla.

La dottoressa mi accolse con una tazza di fumante tisana e mi offrì fette di finocchio. Gran parte del suo tempo era dedicato a colloqui con potenziali clienti oppure, se questi non erano in grado di sostenere un dialogo, con i loro procuratori. Dalla sua finestra a tutta parete si godeva la vista del giardino con un vasto prato tenuto a trifoglio e siepi, ed una piccola colonia di sugheri poco frondosi, contorti, muscolari. C’era una vasca quadrata, della grandezza di una piscina, con rocce sabbia acqua e legno, uno spazio karesansui dove vedevo alcuni degenti della clinica mentre passavano, con calcolata lentezza e sotto la sorveglianza di infermieri, un rastrello di legno grezzo e disegnavano cerchi e curve nella sabbia.

[gli articoli e le anticipazioni di Terminal nebulosa]


Franco GarofaloL’autore

Franco Garofalo (1957) è un autore di testi letterari, teatrali, cinematografici e saggistici da vari decenni. Insegna Filosofia e Storia nei licei italiani, ma ha anche insegnato all’estero.

Ha lavorato anche come regista programmista a RAITRE (Il Sale della Satira, 1985) e RAIUNO (Più grandi insieme – Anteprime cinema, 1987). Nel corso della sua carriera ha ricevuto diversi premi e lusinghieri riconoscimenti da parte della critica giornalistica nazionale.