Una recensione di Roberto Fogliardi all’antologia di racconti di cui abbiamo parlato qui.
Ci sono romanzi che ti segnano, storie che ti restano dentro, che riescono a trovare una chiave per aprire delle porte negli angoli della mente e entrare in sezioni della memoria da cui non usciranno più.
Altri, invece, passano come ospiti di un giorno, senza lasciare che qualche vago ricordo, piùo meno gradevole.
Per quel che mi riguarda, alcuni libri che hanno trovato locazione stabile sono «I mercanti dello spazio», «1984», «Farenheit 451» e «Harry eroe galattico».
Quando mi soffermo ad analizzarli, non posso non notare quanto siano diversi tra loro, come genere (dal dramma alla tragicommedia, al comico) e come stili (dal pulp all’opera letteraria a tutto tondo).
Eppure hanno un elemento in comune, e anche in comune con «Ambigue utopie»: sono tutte storie di fantascienza sociologica, capaci di porre in rilievo elementi assurdi del nostro quotidiano, come orribili insetti sotto una lente di ingrandimento.
Storie come «Una domenica diversa» di Pierfrancesco Prosperi e «L’area 52» di Vittorio Catani lasciano un retrogusto alla Kornbluth e Pohl: sono state scritte in tempi recenti, si percepisce, il nondo che descrivono con amara ironia è l’italia di oggi, trascinata a fine corsa: nella prima, anche l’aria è un servizio da pagare, nella seconda il Grande Manager e il Grande Oppositore si sfidano in un eterno inutile scontro. Eppure, pur calate nel mondo d’oggi, sono storie senza tempo.
Altre, come «Notte di ghiaccio» di Sturm e «La vita considerata come un’interferenza tra nascita e morte» di Curtoni richiamano vicende di resistenza o ribellione in ucronie più o meno lontane, avanti o indietro nel tempo. Nonostante il racconto di Curtoni sia nato negli anni ’70, fa un certo effetto vedere quanto i temi trattati siano attuali, e quanto mai vicini al futuro prossimo venturo tracciato da Roberto Sturm. E quanto entrambi siano attuali oggi stesso: nel primo troviamo agenti CIA e interrogatori in stile Guantanamo, e nel secondo un ex terrorista inseguito dall’odio altrui e dai ricordi del fallimento di un sogno trasformatosi in incubo.
E poi troviamo un racconto teso e coinvolgente come «Terra avvelenata» di Umberto Rossi, in cui il tema ecologista si intreccia con situazioni di balcanizzazione in salsa italiana.
Infine, in «Marte distruggerà la terra» di Valerio Evangelisti, sono addirittura marziani i pericolosi detentori di armi di distruzione di massa, che devono essere contrastati dalla coalizione dei volenterosi, con risultati esilaranti, da tragicommedia.
In tutti questi racconti, a volte distanti nel tempo e nello spazio, c’è un filo conduttore, che non è solo la ben chiara e definita presa di posizione, ma anche una sensazione più indefinita che permea tutta l’antologia: la senzazione che ancora una volta, per far vincere la resistenza, servirebbe un aiuto esterno. I caschi blu, l’Europa, o magari qualche incazzatissimo alieno verde.
Ambigue utopie
A cura di Walter Catalano e Gian Filippo Pizzo
Bietti, 2010