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(voce di Luca Grandelis)A proposito del precedente libro di Umberto Soncini, Il senso del fondamento in Hegel e Severino, scrivemmo che non si trattava di “una lettura serale”, elogiandone la puntualità nell’incedere e l’abbondanza delle fonti maneggiate con competenza, nonostante l’inevitabile difficoltà del linguaggio volto a dar conto di snodi teoretici di grande complessità. Se in generale spiace doversi ripetere, è vero d’altronde che con gran piacere si apprezza il nuovo libro di questo autore (mediaticamente poco noto, ma che ha pubblicato tra l’altro con Bruno Mondadori e con importanti riviste italiane di filosofia tomistica), Il trascendentale nel Novecento filosofico (ed. San Lorenzo), che fin dal titolo denuncia l’intenzione di affrontare un approccio rigoroso e approfondito al pensiero degli autori trattati: Husserl, Heidegger, Gentile, Sartre, Paci e Bontadini.
Accostamento magari insolito ma ben motivato, secondo Soncini: perché, ad esempio, nelle loro opere speculative nessuno dei primi tre filosofi appena citati mostra di conoscere a dovere gli scritti degli altri due, pur essendo tutti contemporanei; ciò rende necessario per l’autore un raffronto e un “raccordo” tra i rispettivi impianti teoretici, operazione che Soncini fa approdare infine in Italia nella riflessione, appunto di Paci e Bontadini.
Il lettore – orientato da una certa conoscenza del tedesco e del latino, oltre che degli autori trattati – scoprirà alla fine di questo saggio breve e intensissimo che è ancora possibile fare filosofia in Italia con serietà, lontano dagli schiamazzi di tanti inutili battibecchi “filosofici” sui giornali.