Podcast: Apple Podcasts | RSS
(voce di Luca Grandelis)«Breuer traeva motivo di orgoglio da molte delle proprie qualità personali. Era leale e generoso. La sua genialità diagnostica era addirittura leggendaria: a Vienna era il medico personale di grandi scienziati, artisti e filosofi come Brahms, Brücke e Brentano. A quarant’anni era già conosciuto in tutta Europa, distinti cittadini di ogni parte dell’Occidente precorrevano grandi distanze per venire a consulto da lui. Tuttavia, più di ogni altra cosa traeva orgoglio dalla propria integrità: non una sola volta in vita sua aveva commesso un atto disdicevole».
Jozef Breuer è il migliore, potremmo dire oggi con piglio americaneggiante. Ineccepibile dal punto di vista professionale come da quello personale; fiero dei mezzi della medicina del suo tempo, che padroneggia ben consapevole dei loro limiti; abituato a trattare i casi più disperati e atipici, ogni giorno a contatto con la morte. Così la sua eccezionale vita – di medico, marito, padre – scorre tranquillamente, ordinata, senza scossoni.
Finché un giorno, come c’era da aspettarsi, accade l’inaspettato. Una donna giovanissima e straordinariamente bella lo convince a fare qualcosa cui non avrebbe mai pensato di poter acconsentire: curare un ammalato ignaro della terapia, cioè contro la sua volontà, con un rimedio sperimentale di cui pochissimi sono al corrente e di cui non si conoscono ancora bene né il funzionamento né gli esiti: una nuova cura scoperta dallo stesso Breuer, basata sul «discorso». E il paziente è niente di meno che la volontà in persona: Friedrich Nietzsche, filosofo ancora poco noto, ma destinato – se ne convincerà ben presto – alla più grande fama; affetto fin da piccolo da una malattia inspiegabile e multisintomatica, che lo conduce alla più fosca depressione (e a fantasie di suicidio).
Irving Yalom – già autore di un altro romanzo a sfondo filosofico: La cura Schopenhauer – consegna un libro di grande godibilità, scorrevole ed intenso, in cui la realtà storico-biografica e la finzione letteraria si armonizzano dipanandosi tra la nascita della psicanalisi (il cui simbolo, Sigmund Freud, allievo prediletto di Breuer, è spesso presente, anche se secondario) e la filosofia del superuomo, tra l’impossibilità del compito che il protagonista si è dato (curare l’anima, più che il corpo, ciò da cui ogni medico rifugge) e l’esigenza di portarlo avanti comunque, cercando di essere, ancora una volta, all’altezza della sfida, nella convinzione incrollabile che spesso i sintomi del corpo non sono null’altro che l’espressione di un malessere dell’anima: «faccio parte di coloro che credono nella totalità dell’organismo. Credo, cioè, che il benessere fisico non sia scindibile da quello sociale e psicologico». Storia inventata di un’amicizia fra due pietre miliari del pensiero occidentale, che si farà profonda fino alle «lacrime di Nietzsche». Una bella edizione Neri Pozza, economica e ben rifinita.
I.D. Yalom, Le lacrime di Nietzsche, ed. Neri Pozza, 2006-2010, pp. 450, euro 12,50.