
Dalle ceneri dell’implosione dell’Europa, inevitabile e inevitato destino auto inflitto a causa di inettitudine, decadenza e, a margine, questioni geopolitiche, emerge una nuova forma di aggregazione sociale. Quella che sarà destinata a diventare la Civiltà del Tunnel nasce per caso con le prime aggregazioni di individui, in cerca di un rifugio sicuro, nell’ex Tunnel di base del Brennero. I gruppi si organizzano, prima in insediamenti poi villaggi e infine città; queste sorgono negli ex snodi principali del lungo tunnel abbandonato. Zama la splendida e Qart Hadasht la misteriosa sono le maggiori.
Due secoli dopo la Civiltà del Tunnel è compiuta. Il nuovo sistema sociale è ricco di individualità ma capace anche di schemi sociali complessi; l’ombra del futuro è lunga, i gruppi umani (e non solo) non sono numerosi e il ‘pay off’ degli schemi collaborativi è maggiore di quello degli schemi dell’inganno. Una società dove i giochi a somma non zero sono i più convenienti. Le città del Tunnel brulicano di vita inedita; una vasca di batteri bioluminescenti per la produzione di elettricità qua, un hortus conclusus per l’allevamento di funghi là, altrove una taverna oppure vasche idroponiche per la produzione di succulente verdure. Artigiani e commercianti espongono i prodotti al mercato della Canna Centrale del tunnel, ogni interstizio è utilizzato in modo creativo.

Il bitcoin riacquista la funzione di moneta affidabile e deflattiva (forse quella per cui era stato progettato) perduta nei decenni precedenti all’implosione; il miserabile neoliberismo non aveva trascurato di ridurlo a un asset speculativo qualsiasi, inserendolo nei suoi ‘inutili’ e diabolici prodotti. Il Pastafarianesimo diventa la Religione sostenibile e a misura d’uomo, avendo fatto piazza pulita di tutte le sette ‘pagane’ del passato, nessuna esclusa, collassate a causa dell’usura del tempo e dell’inutilità.
Nella Civiltà del Tunnel, l’inclusione assume un significato cosmico: non solo qualsiasi orientamento sessuale è benvenuto (purché non sia violento) ma anche alieni, androidi, mutanti e poliploidi sono benvenuti; il solo requisito è l’educazione e la predisposizione al dialogo; tutto il resto è vita. Inoltre, l’inclusione trasmuta e lambisce il panpsichismo; in questa zona osmotica trovano posto organismi inediti come Lucifer, il lichene intelligente che comunica con gli interstiziali tramite glifi luminosi circolari. Nessuno si stupisce più di tanto, anzi, l’organizzazione di un team di triumfeminae è più facile a farsi che a dirsi, non esistendo più da tempo qualcosa come la burocrazia; nemmeno come concetto. Niente è più inclusivo delle triumfeminae, un’aliena, un’androide e un’interstiziale biologica; sono scelte per comunicare con Lucifer perché più inclini al dialogo e a capire il prossimo dei maschi.

Gli Interstiziali sono convinti che il dualismo altro non sia che un espediente filosofico per meglio spiegare alla gente quello che succede. Il loro pensiero è racchiuso nella seguente frase:
─ Da quando il gatto di Schroedinger ha fatto giustizia della diabolica logica binaria e del conseguente insopportabile determinismo, le cose sono più chiare: tra il bene e il male si è infilato il così così, il così colà è apparso oltre il bene e il male e il mondo è un posto più analogico. ─
Due gambe e due braccia, per loro non hanno alcun significato; preferiscono riferirsi agli arti come a alcuni apparati di un più vasto insieme di oggetti utili al sostentamento e alla deambulazione. Che a ben pensarci, non è del tutto sbagliato.
Il tono narrativo è dissacrante, ironico e parodistico, il genere letterario è un mix tra: urban fantasy e fantascienza distopica. Forse la visione di un futuro distopico inedito, oppure un tentativo di esistenza sostenibile. Tra un plurale trinitatis, usato in modo consapevole da Draula, la teenager aliena (riferendosi a lei e ai suoi due ulteriori aspetti), e la creazione del primo triumfeminato della storia (a quanto si sa) si svolgono le vicende interstiziali.
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