Primo di una trilogia di romanzi dedicati al Far West, Sulle frontiere del Far West fu pubblicato nel 1909 e sarà seguito nei due anni successivi da La scotennatrice e Le selve ardenti.

 

Sin dalle prime pagine si trovano nomi e situazioni che non possono non insospettire un cultore di Tex Willer come me: il capo dei volontari che combattono i Sioux ha sposato in passato la figlia del capo della tribù, Yalla, e ne ha avuto un figlio che viene chiamato “Uccello della notte” (Aquila della notte era il nome indiano di Tex, che è diventato capo dei Navajos sposando Lilyth, figlia del capo Freccia Rossa), e più avanti compare Nuvola Rossa, che però è una figura storica, anche se non era il capo dei Corvi, come nel romanzo o lo sciamano Navajo come nei fumetti di Tex: è impossibile pensare che Gianluigi Bonelli, il creatore di Tex, non abbia letto ed apprezzato il romanzo di Salgari.

Il colonnello Devandel, il capo dei volontari sopra citato, affida a tre suoi fidi il compito di raggiungere il suo ranch e mettere al sicuro i suoi due figli, che – scopre – sono in pericolo a causa della vendetta che la sua prima moglie, Yalla, sakem dei Sioux, vuole catturare. Non si capisce bene perché, (in questo romanzo: diventerà più chiaro nei prossimi romanzi della serie) ma i tre scorridori – cow-boy dalla mira infallibile – si portano dietro anche Minnehaha, una bambina figlia di Yalla che, non si capisce bene perché, cerca di passare oltre le linee dei volontari insieme al fratellastro “Uccello della notte”, che verrà catturato e subito ucciso. “Uccello della notte” aveva un messaggio (implausibilmente scritto) per il capo “Mano sinistra” della tribù degli Arrapahoes, che insieme ai Sioux e agli Chayennes (così li chiama Salgari) avevano iniziato la grande rivolta. A loro si unirà poco dopo, apparentemente per puro caso, un gambesino messicano che in realtà è Nuvola Rossa, marito di Yalla e padre di Minnehaha

Nella migliore tradizione salgariana, i protagonisti sono intrepidi e coraggiosi, non si fermano davanti a nessun pericolo, ed alla fine di innumerevoli avventure riusciranno alla fine a raggiungere incolumi la fattoria di Devandel. Ma qui cominciano di nuovo i guai: oltre cinquecento guerrieri Sioux ed Arrapahoes assediano la fattoria…

Nel colpo di scena finale c’è una sorpresa per il lettore: viene citato il Sand Creek. E qui una breve ricerca mi ha fatto cambiare prospettiva sulla canzone di De Andrè, che dice “I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte”, mentre nella trama del romanzo, benché all’ultimo momento sia introdotto nella storia un accampamento Arrapahoes con donne, vecchi e bambini, ci sono pur sempre i cinquecento ferocissimi guerrieri. Tra i due, Wikipedia dà ragione a De Andrè: “Visto lo scarso numero di guerrieri armati e capaci di difendersi presenti nel campo, l’attacco dei soldati si tradusse in un massacro indiscriminato di donne e bambini”. Ma qui c’è un altro problema: il testo della canzone dice “fu un generale di vent’anni, occhi turchini e giacca uguale / fu un generale di vent’anni, figlio d’un temporale”, e questo, anche se lui non lo afferma, lascia intendere che si tratti di Custer, ma il massacro (tra l’altro di Cheyenne) fu compiuto dalle truppe del colonnello Chivington, che all’epoca aveva 43 anni. e non da Custer. Ma come non concedere a Fabrizio una licenza poetica per questi bellissimi versi?

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

‒ Avremo una cattiva notte, ragazzi – aveva detto, poco prima del tramonto, il colonnello Devandel, che il governo americano aveva mandato in gran fretta, con appena cinquanta uomini, racimolati per lo più fra i cow-boys, sulle montagne dei Laramie. – Aprite gli occhi o gl’Indiani approfitteranno dell’occasione per forzare la gola del Funerale. ‒
Il bravo soldato, che aveva conquistati i suoi galloni prima nella guerra contro il Messico e poi combattendo aspramente sulle frontiere del Far-West contro gl’indomiti pellirosse, non si era ingannato.
Le alte cime della catena, che si stende fra i confini meridionali del Wyoming e quelli settentrionali del Colorado si erano subito coperte ed il tuono non aveva tardato a far udire la sua possente voce che le profonde gole ripercuotevano con una sonorità inaudita.
Pochi istanti dopo una pioggia torrenziale si era rovesciata sull’accampamento, costringendo le sentinelle a ripiegarsi, loro malgrado, e più che in fretta, verso i furgoni disposti a croce di Sant’Andrea, per difendere le tende da una non improbabile sorpresa.
Solamente due giovani soldati, che fino a pochi giorni prima erano stati scorridori di prateria, e perciò abituati ad affrontare tutte le intemperie, si erano ostinatamente mantenuti all’estremità d’una profonda gola, che conduceva al passo chiamato del Funerale.

Scarica gratis: Sulle frontiere del Far West di Emilio Salgari.