Ad oltranza, del 1890, è la prima delle opere drammatiche, drammi e commedie, composte tra 1890 e il 1896, dopo i romanzi e racconti che già avevano dato all’autore una certa fama e prima del suo romanzo più noto, La bufera. Le commedie e i drammi vennero rappresentati a Torino anche da grandi attori quali Ermete Zacconi ed Eleonora Duse.

Per inciso, per la pubblicazione del dramma di Giuseppe Giacosa Il filo : scena filosofico-morale per marionette (Torino, Casanova, 1883) Calandra compose le illustrazioni, “che raffigurano Eleonora Duse in diverse scene, Giacosa dietro un fondale che tira i fili delle marionette e, nella dedica a Boito, un ritratto del giovane Arrigo mentre scrive, con le marionette di Arlecchino e Pantalone che muovono le sue mani” (vedi M. I. Biggi, Lettere di Eleonora Duse a Giuseppe e Teresa Giacosa, in “Drammaturgia”, A.15, 2018, n. s. 5, p.207, 245-246).

Ad oltranza, dramma in quattro atti, narra la vicenda di una liaison à quatre, con un amore ‘ad oltranza’, spinto all’eccesso. Personaggi principali sono una nobildonna e tre uomini che la amano con diverse fortune: un marito, un amante, un innamorato. Il dramma è svolto in un serrato gioco delle parti nel quale risalta la figura femminile, che riveste, con sfoggio di astuzia e calcolo e con crudele e perfetto egoismo, il ruolo di abile regista della vicenda.

Accanto a lei, si fa spazio il carattere ingenuo e sincero del marito, che per qualche tratto, fatte le debite proporzioni, potrebbe ricordare Karenin, con tutte le sfumature e le diverse interpretazioni che lo stesso personaggio tolstoiano lascia intravedere.

Anche in questo testo, come praticamente in tutta la sua opera, Calandra non manca di mettere in evidenza il suo amore per la campagna e per i soggiorni in villa, utili per rendere le tenute produttive perché ben controllate dall’occhio del padrone ma soprattutto per dare ristoro alla frenesia della città. Sono le residenze dove si possono ospitare amiche e amici e godersi in pace la natura. E dove si possono organizzare interminabili battute di caccia.

Ma il ritiro in campagna non è una occupazione particolarmente gradita dalla lei del dramma, che ama invece le mondanità e le occasioni di incontro in città. Certo Calandra aveva letto, oltre ad Anna Karenina, anche Madame Bovary di Flaubert. Ma, pur con tutti i possibili distinguo, nel confronto tra Tolstoj, Flaubert e Calandra, il dramma di quest’ultimo regge bene e regala a lettrici e lettori una chiara definizione dei personaggi, una vicenda ben ritmata e un finale non scontato.

Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del libro:

IGNAZIO (con enfasi)
«Deserto è il loco!…»
CHIARA
Vedi! È ancor troppo presto.
IGNAZIO
Non ho detto che fosse tardi.
TROTA
Fatto stà che qui non c’è anima viva.
CHIARA
Saranno ancora a tavola.
IGNAZIO (Andando ad una porta a sinistra)
«Ehi di casa!»
TROTA (secondandolo)
«Buona gente!»
IGNAZIO
Sicuro… «Ehi di casa?»
TROTA
«Niun ci sente!»
CHIARA (impazientita)
Insomma!
IGNAZIO (guardando l’orologio)
Eppure mi dà l’ora delle altre sere…

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