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Quando, nel 1928, Goretti scrisse questa monografia su Sorel – e si era già occupato nel 1921 di questo autore – l’opera del filosofo francese era già abbastanza conosciuta in Italia, grazie a interventi di traduzione e presentazione che provenivano da fronti politico-ideologici anche molto diversi tra loro. Quasi a conferma di come il pensiero di questo ingegnere progettista nemico implacabile del positivismo abbia avuto una grande influenza nell’ambito della battaglia delle idee che si sviluppava sulla crisi europea a cavallo del XIX e XX secolo. Non solo aveva suggerito suggestive interpretazioni dei fatti della storia, ma i suoi rapidi momenti evolutivi che andavano di pari passo con la tumultuosa epoca di guerre, rivoluzioni e mutamenti sociali, erano stati funzionali a fornire materiale a schieramenti trasversali; per cui le istanze soreliane potevano essere innalzate assieme ai vessilli dell’estrema sinistra come dell’estrema destra, del socialismo e del nazionalismo, dai fautori di un liberalismo moderato e dai liberisti-libertari avversi al parlamentarismo.
Il dibattito filosofico del periodo aveva visto Sorel particolarmente permeabile al bergsonismo e al pragmatismo; ma è certo che fu affascinato anche da Benedetto Croce, il quale – dopo aver caldeggiato la traduzione di Réflexions sur la violence da parte di Antonio Sarno che di Croce fu a lungo segretario – fece precedere alla suddetta traduzione una sua prefazione tratta in gran parte da un articolo-recensione già pubblicato precedentemente sulla Rivista di Filosofia. Nel 1927 Croce aveva poi iniziato a pubblicare il suo interessantissimo carteggio con il Sorel e Goretti infatti lo cita in nota in questo testo.
Goretti aveva conosciuto l’opera di Sorel all’inizio degli anni ’20 proprio grazie a Croce, e certamente aveva trovato congeniale l’impostazione crociana per interpretare le mille sfaccettature del pensatore che oggi viene ricordato soprattutto come teorico dell’anarco-sindacalismo.
Goretti cerca quindi di dare al lettore un panorama del pensiero soreliano per mezzo di agili capitoletti imperniati ognuno su un aspetto specifico di questo pensiero. E a suo modo è utile per comprendere, da parte di chi conosca poco o nulla dell’opera del pensatore francese, molti aspetti di questo pensiero. Ma il tutto è filtrato attraverso l’ottica del moderatismo liberale che non sempre offre le chiavi migliori per comprendere Sorel. Sarebbe forse stata auspicabile una panoramica a raggio più vasto, in considerazione del fatto, ad esempio, che Sorel era stato introdotto in Italia dalla visione critica del liberista-libertario Vittorio Racca (traduttore di Degenerazione capitalista e Degenerazione socialista); qualche aspetto che Racca cercò di mettere in luce poteva forse essere menzionato – invece Racca non è mai citato neppure nella bibliografia in appendice al volume –.
Anche l’influenza che Sorel aveva avuto sul sindacalismo rivoluzionario diffusosi in Italia meritava forse maggiore attenzione; in questo caso Enrico Leone è citato in bibliografia per una recensione su “Divenire Sociale” ma non, ad esempio, per il testo ben più organico e forse tra i più interessanti scritti sull’argomento, Il neo-marxismo Sorel e Marx che fu pubblicato nel 1923 e certamente Goretti conosceva e avrebbe potuto essere un riferimento non trascurabile almeno per il capitolo sulla concezione sindacalista. Troneggia invece, tra le opere da consultarsi, quella di Agostino Lanzillo.
Goretti sembra quindi un po’ bloccato nell’interpretazione dell’opera di Sorel dalla ripresa di alcuni concetti crociani – primo fra tutti quello sulla «morte del socialismo» – senza poi considerare il fatto che Sorel riprenderà a scrivere sul socialismo dopo la rivoluzione bolscevica e, in appendice alla quarta edizione (1920) di Réflexions sur la violence pospose il breve saggio Playdoyer pour Lénine, come per la terza edizione di Les illusions du progrés (1922) inserirà, nuovamente in appendice, La Marche au socialisme.
Come spesso accade, per conoscere davvero un autore e, in particolare, un pensatore come Sorel la strada migliore è certamente leggerne le opere. Proporremo presto nelle edizioni Manuzio la già citata traduzione di Sarno con prefazione di Croce, mentre ci sarà da attendere ancora qualche anno perché entrino nel pubblico dominio le traduzioni di Vittorio Racca.
Questo agile libretto di Goretti nel frattempo ci offre un saggio sia della sua capacità di sintesi e di osservatore e studioso diligente, sia dei suoi limiti nel cogliere gli aspetti di un pensiero complesso sotto una prospettiva più vasta.
Il testo di riferimento cartaceo per questo e-book è tipograficamente piuttosto problematico. Non solo moltissimi ed evidenti refusi di stampa ma anche rimescolamento di righe; ne sono venuto a capo in tutte le occasioni tranne una che ho quindi lasciato inalterata segnalando l’anomalia con una nota.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del saggio:
La vita di Giorgio Sorel (1847-1922) non credo che rappresenti per la curiosità più o meno indiscreta dei biografi e degli sfaccendati amanti di aneddoti, nulla di interessante.
Ingegnere civile dei ponti e delle strade dal 1870 al 1892 e funzionario dello stato, dopo più di venti anni di servizio chiese egli stesso il congedo e cominciò allora ad occuparsi in modo più costante e sistematico di studi filosofici e sociologici.
Da allora non assunse più nessun incarico pubblico, rimase soltanto amministratore della École des hautes Étude sociales, un ente che ha per scopo la diffusione degli studi sociologici fra i soci, mediante conferenze che vengono poi pubblicate in volumi separati dall’Editore
Alcan di Parigi.
Nel 1893 conobbe Diamandy, uno studente rumeno che aveva fondato l’Ère nouvelle ed entrò nella redazione. Ma il Sorel non si occupa ancora di socialismo. Nel 1895 insieme a Bonnet, Deville, Lafargue fondò il Dévenir Social, rivista di analisi e di critica marxista, di cui fu il principale collaboratore.
Scarica gratis: Sorel di Cesare Goretti.