Sebbene Il Giardino di Allah sia certamente il successo più significativo di Hichens, Bella Donna è invece il suo romanzo più conosciuto e che ha avuto più ristampe, anche recenti in lingua inglese. Scritto nel 1909 e pubblicato nel 1911, Bella Donna (così il titolo originale) descrive, ed è per l’autore una scelta frequente, una “bad woman”, ma lo fa con il suo tratto letterario che risulta scevro da giudizio morale. Ruby Chepstow, Belladonna appunto, ha vissuto una vita spregiudicata nella maniera in cui voleva viverla, ed è stata guardata dall’alto in basso, con disprezzo e scherno dalla società borghese e dalla sua morale ipocrita, per questo motivo. Ma trova comunque un uomo disposto ad amarla nonostante il suo passato e a stare lontano dal perbenismo che l’ha condannata senza scampo.
Nigel Armine è un ingegnere, idealista, partigiano delle cause perse e incapace di scorgere il male e la menzogna, perché lui non è capace di mentire o di danneggiare qualcuno. Vede Ruby con occhio pietoso e insieme entusiasta e scorge in lei una lotta dove la virtù si appresta a sconfiggere il male. Il suo grande amico, un medico ebreo levantino, Meyer Isaacson, non vede di buon occhio questo matrimonio, fin da quando l’idea è ancora in divenire e sembra quasi improbabile. Armine ha dei terreni in Egitto ed intende coltivarli con un’opera di bonifica di grandi proporzioni. Ancora una volta la narrazione di Hichens si sposta quindi nel nord Africa, che lo scrittore amava tanto. E qui si completa il quadrilatero dei personaggi con l’incontro della coppia di sposi con il ricchissimo arabo Baroudi.
In Africa la donna “nietzchiana” abituata all’adorazione maschile e a rispondere a questa con la frusta metaforica della sua ambizione senza limiti, riscopre in se stessa una primitiva lussuria e desidera la schiavitù di un harem orientale.
“Atropa Belladonna”, come si sa, è una pianta velenosa, della quale però un tempo il succo delle bacche veniva usato per uso cosmetico. Atropo è la Parca che taglia il filo della vita, e l’atropina contenuta in questa pianta, dilata le pupille e ancora nell’800 veniva usata dalle donne per avere degli occhi più grandi e più belli. L’idea di donna “velenosa” aleggia quindi fin dal titolo, e se non fosse stato abbastanza chiaro, lo diventa inesorabilmente quando, in uno dei primi capitoli, al dottor Isaacson, appena accomiatatosi da Nigel e subito prima di incontrare nuovamente la signora Chepstow, cadono gli occhi sul libro che ha aperto sulla scrivania e legge questa frase:
«Bisogna sempre ricordare che la digitalina è un veleno cumulativo, e che la stessa dose, innocua se presa una volta, ripetuta più volte diventa mortale. Questa caratteristica è condivisa da tutti i veleni che hanno una azione sul cuore.»
Il genio letterario di Hichens è almeno pari a quello di H.G. Wells; entrambi possono permettersi anche di essere prolissi senza mai stancare, anzi diventando sempre più avvincenti pagina dopo pagina. E gli ultimi capitoli di Belladonna, profumati con l’intensità dell’unione dei sottili veleni dell’Occidente con quelli dell’Oriente, sono un crescendo di tensione dominata da una penna magistrale. Lo studio ravvicinato e dettagliato ci porta in profondità nella psiche di una donna avida di sensazioni estreme ed ambigue, di avanzamento sociale, di sempre maggiore ricchezza. Tramite questa analisi si sprofonda in una atmosfera di orrore prima ancora che questa prenda realmente corpo. Orrore che viene stemperato in una situazione di ingenua fiducia tanto che c’è chi – Lloyd Dell che recensì il libro sul “Chicago Evening Post” – vede in questo romanzo una rivisitazione moderna della leggenda di Damone e Pizia. In parte e a tratti è certamente vero anche se le dinamiche dei rapporti tra i personaggi non sono certo sovrapponibili.
Da ricordare che il romanzo Belladonna fu citato, come deleterio elemento di emulazione, nel processo per il famoso caso criminale Thompson-Bywaters.
James B. Fagan realizzò, nello stesso anno della pubblicazione del romanzo, l’omonima opera teatrale e, sulla base di questa, Hugh Ford e Edwin S. Porter girarono, nel 1915, la prima versione cinematografica del romanzo, alla quale seguì, nel 1923, quella girata da George Fitzmaurice che ebbe a protagonista la stella hollywoodiana Pola Negri e conosciuta in Italia con il titolo Triste Presagio. Robert Milton girò nel 1934 la sua versione di Belladonna e infine Irving Pichel girò nel 1946 Temptation (Tentazione in italiano) con Merle Oberon nei panni di Ruby; in questo caso Hichens stesso collaborò alla sceneggiatura; per questo, forse, questo film riesce a raffigurare, con la stessa calma priva di passioni e pregiudizi che caratterizza il romanzo, l’anima della protagonista. Solo nel finale il film cede a un moralismo che fa parte della moda dell’epoca ma del quale il romanzo era del tutto scevro. Dopo la lettura di Belladonna rimane nel lettore l’impressione di essersi imbattuto in un eccellente pittore di scene rette da un vigoroso realismo e da un notevole effetto scaturente dal rapporto, che l’autore rende tipico e caratteristico della sua scrittura, tra parola e immagine.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Il dottor Meyer Isaacson era riuscito a farsi strada con una tremenda rapidità, una rapidità di cui è capace soltanto un ebreo moderno che viva a Londra. Pareva che fosse arrivato alla fama con la velocità con cui un proiettile arriva al bersaglio. Era ignorato da tutti, e improvvisamente tutti lo conoscevano.
Nessuno però aveva seguìto il corso della sua carriera. Improvvisamente tutti parlavano di lui. Per qualche misterioso motivo il suo nome, nome che una volta udito non era facile dimenticare, aveva cominciato a dominare le conversazioni dei salotti eleganti di Londra. Signore sanissime, ma che non lo avevano veduto, si sentirono a un tratto così poco bene da aver bisogno di consultarlo.
«Dove sta? In Harley Street, suppongo!» era la continua domanda.
Ma non stava in Harley Street; non era uomo da andare a sperdersi in una via piena di targhe di ottone col nome di colleghi.
«No, Cleveland Square, Saint-James,» era la straordinaria risposta; e aveva una casa tutta per sè, e ammobiliata benissimo.
Scarica gratis: Belladonna di Robert Smythe Hichens.