Il pesciolino d’oro.
di
Eugenio Wenceslao Foulques
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Un vecchio ed una vecchia abitavano in riva al mare. Vivevano in una povera capanna da trentatré anni, il vecchio pescava, la vecchia filava. Una volta il vecchio andò al mare e gettò la rete, ma quando l’ebbe ritirata la trovò vuota; gettò la rete una seconda volta, e non conteneva che qualche alga marina; infine la gettò la terza volta e ne trasse un pesciolino, ma un pesciolino che non somigliava punto agli altri, giacché era tutto d’oro. Il pesciolino, con voce umana, gli disse: — Buon vecchio, lasciami tornare in mare; ti darò un premio di gran valore; ti darò tutto quello che desidererai.
Il vecchio si meravigliò e si spaventò molto: erano già trentatré anni che andava alla pesca, e non aveva mai incontrato un pesce che sapesse parlare. Lasciò andare il povero pesciolino, dicendogli: — Iddio t’accompagni, poverino, non ho bisogno di essere pagato; va a passeggiare in libertà nelle onde azzurre del mare.
Quando fu di ritorno a casa, il vecchio raccontò alla moglie il suo meraviglioso incontro, ma la vecchia si mise a rimproverarlo: — Sei pure uno sciocco ed un semplicione! non hai saputo profittare dell’occasione. Gli avessi almeno domandato una secchia; non sapevi che la nostra era tutta rotta? — Il vecchio andò al mare e vide le onde agitarsi leggermente. Allora chiamò il pesciolino, ed esso venne verso la riva e gli domandò: — Che vuoi, buon vecchio? — Ei gli fece dapprima un inchino e poi gli disse:
— Ecco, signor pesciolino, mia moglie mi sgrida, non mi dà più un momento di pace; dice che ha bisogno di una secchia, perché la sua è vecchia e si è tutta rotta. Il pesciolino d’oro rispose: — Non affliggerti, vattene con Dio! Avrai la secchia.
Il vecchio tornò a casa e, infatti, vi trovò la secchia nuova, ma la donna era ancora più adirata di prima:
— Sei pure uno sciocco ed un semplicione! hai chiesto una secchia, ma che gran bene ce ne potrà derivare? Torna dal pesciolino, fagli un inchino, e domandagli una capanna nuova.
Così fece il vecchio, e quando il pesciolino gli ebbe di nuovo domandato: — Che vuoi? — Egli rispose: — Ecco, signor pesciolino, la mia vecchia mi molesta sempre più, non mi lascia un momento in pace e dice che vuole una capanna nuova. — E il pesciolino rispose come la prima volta: — Non affliggerti, vattene con Dio! avrai la capanna.
Giunto che fu il vecchio a poca distanza dalla sua casa, non la riconosceva più: la capanna si era trasformata in una gentil casetta, bianca bianca, con belle finestrine dai vetri lucenti e dalle persiane verdi, e ad una di queste finestre stava seduta la vecchia, la quale, appena lo vide, gridò con voce irata: — Sei pure uno sciocco ed un semplicione; l’hai avuta dunque la casa! Ma che, basta forse? torna ancora dal pesciolino, fagli un altro inchino e digli che non voglio più essere una contadina, ma una gran dama, una dama di corte.
Il povero vecchio chinò la testa e se ne tornò alla spiaggia; chiamò il pesciolino d’oro che gli fece la solita domanda e gli accordò quello che gli chiedeva. Infatti, quando tornò non vide più la bella casetta bianca, ma un gran palazzo circondato da magnifici giardini, nei quali c’erano fontane, e statue, e uccelli, e frutti, e fiori di ogni sorta. Le scale del palazzo erano poi coperte da ricchi tappeti di Persia, e l’oro, e l’argento, e i diamanti, e i rubini scintillavan dovunque ed in mezzo a tanta magnificenza stava la vecchia in veste di seta trapunta d’oro, con le dita piene di anelli, le braccia cariche di smaniglie, il collo di collane e circondata da altre dame e cavalieri. — Buon giorno, signora, — le disse il vecchio, — ora sì che sei contenta! — Ma la vecchia si degnò appena di guardarlo e lo mandò a servire nella stalla.
Così passò una settimana, e la vecchia non si trovò più contenta del suo stato. Fece chiamare il vecchio e gli ordinò di andare di nuovo al mare e di domandare al pesciolino d’oro di farla divenire regina. — Ma ti pare, la mia vecchia? — esclamò il marito; — regina! vuoi fare ridere tutto il regno alle tue spalle? — Come ardisci contraddirmi, villano? — rispose la vecchia — va’, o se no, ti fo mettere in gattabuia!
Il povero vecchio si rassegnò e s’avviò verso il mare. Chiamò il pesciolino d’oro e gli disse: — Che debbo fare con quella noiosa vecchia? Non è mai contenta, ed ora vuole a forza esser fatta regina, per poter comandare a tutti ed esser obbedita a bacchetta.
Questa volta, il pesciolino, invece di rispondere, guizzò nelle onde azzurre e si avviò per l’alto mare. Il vecchio rimase lì molte e molte ore, immobile, ad aspettare che tornasse; ma quando, a sera inoltrata, non lo vide venire più, s’incamminò lentamente verso il palazzo… Oh meraviglia! gli si para innanzi il suo antico abituro nel quale aveva vissuto per trentatré anni: sulla soglia stava seduta la vecchia e davanti a lei era… la secchia rotta.
Fine.
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Il pesciolino d’oro
AUTORE: Foulques, Eugenio Wenceslao
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet:
https://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/
TRATTO DA: Giornale per i bambini / diretto da Ferdinando Martini ; [poi] da C. Collodi. – Roma : [Tipografia del Senato], 1881-1883.
SOGGETTO: JUV038000 FICTION PER RAGAZZI / Brevi Racconti