In questo articolo del 1893 Arturo Graf prova a individuare le cause dello scadimento dello studio del latino nelle scuole italiane, fatto appurato a quel tempo dal ministro dell’istruzione Martini, e che secondo Graf, continuerà inevitabilmente fino alla morte di questi studi scolastici.

Secondo Graf queste cause sono la pratica di esercizi di traduzione non fatti a dovere e uno studio delle lingue classiche che di fatto non è una porta che fa conoscere il mondo classico ma anzi un muro che lo nega a chi non è capace di sapere tanto di greco e latino e che potrebbe conoscerlo leggendo traduzioni.

Secondo Graf il mondo classico può giovare a una cultura elevata e armonica ma non è il fondamento di essa. Graf critica chi dice che le menti singole devono rifare il cammino dell’umanità in quanto questo porterebbe a concludere che la scuola dovrebbe basarsi non solo sul mondo classico ma anche sull’uomo preistorico.

Sinossi a cura di Michele De Russi

Dall’incipit del’articolo:

La questione del latino è, come ogni altra che si attenga all’istruzione e all’educazione, una questione sociale; almeno quando si consideri sotto uno degli aspetti suoi che non è certo il meno importante. Se ciò è vero, sarà anche vero che la questione del latino non si possa pienamente risolvere, anzi non si possa in nessun modo risolvere, se non movendo da certi dati e fatti sociali, se non usando di criterii essenzialmente sociologici.
Come si provvede a risolverla qui da noi?
L’onorevole Martini, ministro per l’istruzione, non poteva non saper ciò che da un pezzo sanno quanti conoscono un po’ da vicino le nostre scuole e i bei frutti che ci maturano; cioè a dire, che, dopo il greco, ci si subissa il latino; e desideroso, non so se per intimo convincimento, o per prudenza politica, di riparare alla gran ruina, volle, innanzi tutto, aver contezza delle cause che la producono. E quando non gli s’abbia a chiedere troppo minuto conto di quel desiderio; e quando s’abbia, senz’altro, a menarglielo buono, bisogna dire ch’egli mostrava di voler fare le cose pel verso, cominciando come e d’onde s’ha a cominciare: giacchè (giova talvolta ripetere anche gli aforismi più triti), quando s’intenda mutare, in meglio o in peggio, alcun che nelle cose umane, ciò che soprattutto conviene conoscere sono le cause.

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