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— Poichè parlate del prezzo di certi uccelli, io vi dirò che ho veduto uno struzzo che costava trecento sterline, – disse l’imbalsamatore. – Sì, trecento sterline!…. e ne ho veduto un altro per il quale il venditore ne ha rifiutate quattrocento…. E non era per capriccio. Niente affatto! Quello struzzo aveva inghiottito un diamante.

L’individuo al quale apparteneva la pietra preziosa, era un certo Mohini Padishah, un uomo straordinariamente elegante; squadrandolo dai piedi al collo, l’avreste scambiato per un fashionable di Piccadilly. Ma sopra il collo vi era una testaccia nera con un enorme turbante ornato precisamente da quel famoso diamante. Lo struzzo diè una beccata, ingoiò la pietra preziosa, e quando Mohini incominciò ad urlare, capì di aver avuto torto e scappò in mezzo ai suoi cinque compagni per conservare l’incognito. Tutto ciò successe in men che non si dica.

E quel pagano bestemmiava tutti i suoi dei, mentre due marinai ed il guardiano degli struzzi ridevano a crepapelle della strana avventura. Il guardiano non aveva veduto nulla, di modo che non sapeva a quale delle bestie imputare il misfatto.

A bordo, un incidente di tal genere è risaputo in un attimo; infatti pochi minuti dopo tutti i passeggieri ne parlavano facendo le più matte risate.

Padishah, per nascondere il suo cattivo umore, scese da sopra coperta, e venne a confidarmi che egli non avrebbe comprato gli struzzi ma bensì ricuperato il suo diamante: di più, voleva reclamare i suoi diritti quale suddito britannico, ed il suo diamante doveva essere ritrovato, e minacciava di fare appello anche alla Camera dei Lords, ecc., ecc.

Il guardiano degli struzzi era un uomo dalla testa più dura del legno, e nel suo cervello non avreste potuto introdurre un’idea nuova. Furono quindi vani i consigli a lui rivolti per far ingoiare una purga ai suoi uccelli; aveva ricevuto l’ordine di nutrire gli struzzi in tale e tale modo, e perciò non avrebbe mai cambiato linea di condotta perchè, secondo lui, ne andava di mezzo la sua posizione. Padishah aveva chiesto una sonda; capirete che non è possibile scandagliare lo stomaco d’un uccello. Egli invocava leggi inverosimili; a sentirlo, avrebbe avuto il diritto di rinchiudere gli uccelli in una gabbia, ecc., ecc.

Ma un vecchio passeggiero, il cui figlio, così diceva, era avvocato a Londra, sosteneva che tutte le cose inghiottite da un uccello diventavano ipsofacto parte dell’uccello stesso, e che Padishah poteva intentare una causa per danni ed interessi, dimostrando però la negligenza del guardiano, ma non aveva nessun diritto sopra uno struzzo che non gli apparteneva.

Lì per lì, questo ragionamento mandò su tutte le furie Padishah; ma dopo un po’ si persuase, ed andò dal guardiano per fargli un’offerta circa l’acquisto dei cinque struzzi; ma il guardiano non aveva la facoltà di trattare per la vendita dei suoi uccelli; anzi confessò a Padishah che un certo Potter gli aveva già fatto delle proposte. Allora Padishah denunziò a noi tutti quel tal Potter, e la maggior parte dei passeggieri si meravigliò assai di tal modo di procedere, e per conto mio, quando seppi che il signor Potter aveva da Aden telegrafato a Londra per l’acquisto degli uccelli, e che avrebbe avuto la risposta a Suez, bestemmiai dal dispetto di non essere stato il primo ad avere avuto quella buona idea.

A Suez, Padishah pianse, pianse davvero quando Potter diventò il legittimo padrone e possessore degli uccelli. Gli offrì un vantaggio di duecentocinquanta sterline, cioè a dire, più del duecento per cento del prezzo sborsato; ma Potter rispose che si sarebbe lasciato appiccare, piuttosto che vendere una sola piuma: voleva uccidere uno ad uno gli struzzi, e ritrovar il diamante; però, dopo matura riflessione, cambiò parere.

Potter era un uomo un po’ originale ed appassionato giocatore, e l’idea di fare una lotteria lo solleticava assai.

Propose dunque di vendere all’asta separatamente, i suoi uccelli, partendo dalla base di ottanta sterline per ogni struzzo, riservandosene uno, naturalmente la sua parte di fortuna.

Quel diamante doveva avere un gran valore, perchè tale proposta fu accolta da tutti con entusiasmo. E l’indomani la vendita incominciò di buon mattino. Padishah disse ottantacinque sterline, ed io novanta, e Padishah diventò quasi matto dal dispetto. Infine un negoziante ebreo ebbe la bestia per centosettantacinque sterline, Padishah disse centottanta nello stesso istante in cui il martello di Potter, abbassandosi, aggiudicava lo struzzo. Comunque sia, l’ebreo ebbe l’uccello, e senza por tempo in mezzo lo uccise con una fucilata.

Debbo confessare che provai una gioia immensa quando fu terminata questa prima autopsia e il diamante non fu trovato. Gioia immensa davvero, perchè avevo io stesso spinto il prezzo fino a centoquaranta sterline!

L’ebreo fece come quasi tutti gli ebrei: non si addimostrò molto afflitto per la sua sfortuna; ma Potter si rifiutò di continuare l’asta, a meno che la mercanzia fosse ritirata dall’acquisitore solamente alla fine della vendita; vale a dire quando tutti gli struzzi fossero stati venduti. L’ebreo dichiarò a tale proposito che il caso era eccezionale; ma la discussione essendo durata fino a sera, la decisione fu rimandata all’indomani. Quella sera avemmo un pranzo assai animato, ve lo posso accertare!

Alle frutta, Potter dichiarò che sarebbe stata per lui cosa più sicura l’essersi riservato tutti gli uccelli, e noi non potemmo fare altro che approvare una così giusta dichiarazione.

Il vecchio signore dal figlio avvocato dichiarò di aver studiato la questione da tutti i lati e di essere del parere che se il diamante si fosse trovato, il suo primo proprietario ne doveva avere il diritto di possesso.

La conclusione fu che tutti dichiararono essere una cosa illecita l’uccidere gli struzzi a bordo. Allora il vecchio signore, imbarcandosi in considerazioni giuridiche, tentò dimostrare che la vendita, dato il suo carattere di lotteria, era illegale, e se ne appellò al capitano del bastimento; ma, Potter replicò dicendo che vendeva le sue bestie come struzzi e non come diamanti, e per provare il suo asserto, dichiarava che nessuno dei tre uccelli che metteva all’asta conteneva la pietra preziosa; questa doveva essere nella bestia a lui riservata, almeno così sperava.

Ma non perciò all’indomani i prezzi ribassarono; anzi quei diavoli di uccelli salirono fino al prezzo di duecentoventisette sterline, e, cosa assai strana, il Padishah non riuscì a farsene aggiudicare neppure uno, perchè discuteva sempre de’ suoi diritti tutte le volte che avrebbe dovuto gridare un prezzo.

Uno struzzo fu acquistato da un ufficiale, l’altro dall’ebreo, il terzo dai macchinisti del bastimento. Ad un tratto Potter parve pentito d’aver venduto i suoi uccelli, e dichiarò che avrebbe dovuto guadagnare almeno cento sterline ancora. Era inviperito contro sè stesso, dicendo di essere sempre stato un imbecille! Mi avvicinai a lui per deciderlo a vendere il suo ultimo struzzo, chè avrebbe potuto ampiamente compensarsi, ed egli mi rispose che l’aveva già, ceduto per trecento sterline. È lo struzzo del quale vi parlavo in principio del mio racconto.

A Brindisi sbarcarono tre struzzi ed i relativi padroni insieme a Potter e Padishah.

Questi dichiarò che avrebbe ottenuto una soddisfazione, e diè il suo nome ed il suo recapito agli acquisitori degli struzzi affinchè potessero inviargli il gioiello: ma nessuno gli aveva mai chiesto il nome od il recapito, e nessuno volle dirgli il proprio.

Io proseguii per Southampton, e quando sbarcai vidi l’ultimo uccello, quello che apparteneva ai macchinisti. La bestia era in piedi, diritta sulle lunghe zampe, in un gran paniere di giunco, e pareva il ridicolo scrigno del più bel diamante del mondo, supponendo che fosse stato realmente lo scrigno di quel diamante inestimabile.

Come finì l’affare?

Una settimana dopo io andava bighellonando per Regent-Street, quando, ad un tratto, indovinate chi vidi a braccetto, felici e contenti? Padishah e Potter!

Rifletteteci sopra!

Per canto mio vi ho riflettuto bene, ecco: non è da porre in dubbio che il diamante fosse realmente esistito e che Padishah fosse un Indiano celeberrimo (lessi molte volte il nome suo nei giornali). Ma che lo struzzo abbia inghiottito il diamante, questo poi è un altro paio di maniche.

Fine.


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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Affare di struzzi
AUTORE: Wells, Herbert George

DIRITTI D’AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet:
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TRATTO DA: Novelle straordinarie / H. G. Wells ; [illustrazioni di Celso Ondano]. – Milano : Fratelli Treves, 1905. – 211 p., [10] c. di tav. : ill. ; 27 cm.

SOGGETTO:
FIC029000 FICTION / Brevi Racconti (autori singoli)
FIC028040 FICTION / Fantascienza / Brevi Racconti