Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Fosca di Igino Ugo Tarchetti.

Uscito a puntate, dal 21 febbraio al 6 aprile 1869, sulla rivista milanese Il Pungolo e pubblicato in volume nello stesso anno, il romanzo si ispira a fatti autobiografici vissuti dal Tarchetti nel biennio ’64-’65, quando conobbe e frequentò, tra Milano e Parma, la giovane epilettica Carolina C., la quale gli suggerì la figura di Fosca. L’opera non fu terminata dal Tarchetti a causa della sua morte prematura ed il 48esimo capitolo, l’ultimo, venne scritto da Salvatore Farina, suo amico e consigliere.

Dall’incipit del libro:

"Fosca" di Igino Ugo TarchettiMi sono accinto piú volte a scrivere queste mie memorie, e uno strano sentimento misto di terrore e di angoscia mi ha distolto sempre dal farlo. Una profonda sfiducia si è impadronita di me. Temo immiserire il valore e l’aspetto delle mie passioni, tentando di manifestarle; temo obbliarle tacendole. Perché ella è cosa quasi agevole il dire ciò che hanno sentito gli altri — l’eco delle altrui sensazioni si ripercuote nel nostro cuore senza turbarlo — ma dire ciò che abbiamo sentito noi, i nostri affetti, le nostre febbri, i nostri dolori, è compito troppo superiore alla potenza della parola. Noi sentiamo di non poter essere nel vero.
Ho pensato spesso con gioia alla rovina che il tempo va facendo alle mie memorie; piú spesso vi ho pensato con dolore. Dimenticare! È uccidersi, è rinunciare a quell’unico bene che possediamo realmente e impreteribilmente, al passato. Ché se si potessero dimenticare soltanto le gioie, forse l’oblio potrebbe essere giustamente desiderato; ma dei nostri dolori noi siamo superbi e gelosi, noi li amiamo, noi li vogliamo ricordare. Sono essi che compongono la corona della vita.
Il passato è la misura del tempo che abbiamo percorso, la misura di quello che ci rimane a percorrere. Perciò noi lo teniamo caro, perché ci fa fede dell’accorciarsi progressivo dell’esistenza. Un’avidità febbrile di morire affatica inconsciamente gli uomini. Chi vorrebbe tornare indietro un’ora, un minuto, un istante nella sua vita? Nessuno; e pure si ama, e si rimpiange questo passato che si ha orrore di rinnovare.