Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Il mistero della Vergine di Augusto De Angelis.

Una cavalla potenzialmente vincente al gran premio porta lo stesso nome di un’imbarcazione andata a fuoco in un passato lontano. Viene ucciso un fantino e De Vincenzi si trova a dover indagare sul passato e il presente del ricco Barone Verbena e del suo entourage in un crescendo di mistero e tensione. In questo romanzo De Angelis introduce il personaggio del piccolo agile e sagacissimo Curti Bo’, decisivo per aiutare il commissario de Vincenzi a far luce sulla intricata vicenda. Giallo del 1938 ristampato alcuni anni dopo con il titolo Allucinazione.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

"Il mistero della Vergine" di Augusto De AngelisErano due curiosi esemplari della razza umana.
Il caffè d’angolo – sul quadrivio – lasciava i tavoli di ferro e le seggiole tutta la notte all’aria aperta, sul marciapiede larghissimo, a disposizione dei nottivaghi. Unica precauzione era quella che prendeva il cameriere alle due, quando le saracinesche si abbassavano, con l’aggrupparli contro il muro, tra una porta e l’altra. Del resto, c’era la ringhiera di legno che delimitava a mezzo cerchio, simbolica affermazione di possesso, il territorio di «Fulgenzio». Fulgenzio era il nome del proprietario ed egli lo aveva dato al suo locale.
Il quadrivio, assai vasto, sfociava trasversalmente, da una parte e dall’altra, in un viale largo, alberato, coi tappeti erbosi e le panchine nel centro.
Quei due si erano seduti a un tavolo di ferro. Alle quattro e mezzo del mattino, anche di giugno, col chiarore dell’alba, neppure gli operai delle fabbriche passavano ancora. Ma i grossi autobus sì, che tagliavano orizzontalmente il quadrivio e scorrevano con rombi e scoppi sull’asfalto verso la stazione. Qualche rarissimo passante camminava in fretta.
I due seduti parlavano. E chi li avesse uditi avrebbe trasecolato.
L’ometto piccino, dal volto di faina, vestito di grigio tortora, assai decente, col cappelluccio duro un poco di traverso sul cranio, fissava il compagno e diceva:
— La prima cosa necessaria, dunque, sarebbe quella di apprendere a fortificare la volontà!