Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Storie Fiorentine dal 1378 al 1509 di Francesco Guicciardini.

Le Storie fiorentine sono un’opera dello storico Francesco Guicciardini. Scritte quando l’autore aveva 26 anni, tra il 1508 e il 1509, rimasero inedite fino al 1859.
Le Storie abbracciano il periodo compreso fra il tumulto dei Ciompi (1378) e la battaglia di Agnadello (1509).

L’autore si preoccupa di indagare le cause degli eventi, mettendo fortemente in risalto le figure dei protagonisti: (Lorenzo de’ Medici, su cui esprime un giudizio negativo, e soprattutto Girolamo Savonarola), con un interesse volto ad illustrare le contraddizioni del presente. L’autore imposta il suo racconto storiografico partendo dalla contrapposizione fra i “savi” (nobili e grandi ricchi), gli unici che secondo lui possano governare, e il popolo che disprezza. Talvolta però è costretto a riconoscere che non sempre i primi hanno agito bene, mentre loda la democrazia creata dal Savonarola.

Sinossi tratta da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Storie_fiorentine.

Dall’incipit del libro:

Storie Fiorentine dal 1378 al 1509 di Francesco GuicciardiniNel 1378 sendo gonfaloniere di giustizia Luigi di messer Piero Guicciardini successe la novità de’ Ciompi, di che furno autori gli otto della guerra, e’ quali per essere stati raffermati piú volte in magistrato, s’avevano recata adosso grande invidia e grande contradizione da’ cittadini potenti, e per questo si erano rivolti a’ favori della moltitudine; e però procurorono questo tumulto, non perché e’ Ciompi avessino a essere signori della città ma acciò che col mezzo di quegli, sbattuti e’ potenti ed inimici sua loro rimanessino padroni del governo. Il che fu per non riuscire perché e’ Ciompi, preso lo stato e creato e’ magistrati a loro modo e non a arbitrio degli otto, volevano potere tumultuare ogni dí la città, e non arebbono gli otto potuto ritenergli; se non che Michele di Lando’ uno de’ Ciompi ed allora gonfaloniere di giustizia, vedendo che questi modi partorivano una inevitabile ruina della città, accordatosi cogli otto e cogli aderenti loro, fu cagione di tôrre lo stato a’ Ciompi; e cosí el bene e la salute della città nacque di luogo che nessuno l’arebbe mai stimato.

Rimase el governo piú tosto in uomini plebei e nella moltitudine che in nobili, e fecionsene capi messer Giorgio Scali e messer Tommaso Strozzi e’ quali con questo favore popolare governorono tre anni la città, e feciono in quel tempo molte cose brutte e massime quando senza alcuna colpa, ma solo per levarsi dinanzi gli avversari loro, tagliorono el capo a Piero di Filippo degli Albizzi che soleva essere el piú riputato cittadino di Firenze, a messer Donato Barbadori ed a molti altri innocenti; ed in ultimo, come è usanza, non potendo essere piú soportati, ed abandonati dal popolo, a messer Giorgio fu tagliato el capo; messer Tommaso campò la vita col fuggirsi ed ebbe bando in perpetuo lui e suoi discendenti e messer Benedetto degli Alberti, che era uno de’ primi aderenti loro, fu confinato.

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