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(voce di SopraPensiero)La moda o anche il semplice gusto dell’abbigliamento visti come una forma per completarsi, manifestare il carattere del proprio animo e la capacità di distinguersi attraverso forme e colori. “Flighty Matters” (Quodlibet, 2017), ossia questioni volubili ma non banali, anzi talmente essenziali da diventare materia per la poesia di Patrizia Cavalli, che in una raccolta costituita da sole sei liriche e due brevi brani in prosa racconta il suo modo originale e riflessivo di vivere la moda. Un’opera assai complessa nei significati celati tra le righe, arricchita da immagini e scritti autografi in cui l’autrice rivela le correzioni e l’attenta selezione dei versi operate sui suoi componimenti. Un lavoro certosino alla ricerca di una forma prosastica adatta per narrare in poesia situazioni vissute con profonde emozioni.
La prima lirica “Vestito da distacco” dimostra come l’abito, involucro in cui il corpo si immerge “Scendendo io dall’alto, mi ero calata / dentro una grande ricca folta crespa / morbida campana / di angelico turchese”, può identificare la sensibilità umana. Il vestito si divide e l’autrice non si cura della sua doppia forma, anzi sostiene “Io indosso il mio distacco” manifestando apertamente la varietà della natura dell’artista, felice di un vestito che per un lettore attento è la rivelazione che ogni cosa ha il suo opposto per confutare la certezza di un’unica realtà, “Tutù – controtutù. / Materia – antimateria.”
Nel primo brano in prosa “Come fanno i vestiti a scomparire” l’autrice, attraverso la metafora del vestito di distacco allontanatosi da lei e sostituito da un altro abito con la stessa caratteristica di scomparire, rifugge ancora da ogni certezza, la condizione umana è mutevole, inutile nascondersi dietro illusioni anche se per molti la molteplicità è ragione di insicurezza. Ma nella poesia “Di piume di traverso” la Cavalli lascia intendere che è umano sentire il bisogno di una protezione: se “Con il vento va la pioggia di traverso” è indispensabile una federa che possa proteggere il cuore, organo dei sentimenti, dall’umidità che consuma ogni cosa. Una protezione costituita forse da parole che esprimono significati profondi, per meglio dire la poesia.
La lirica “Ma è proprio necessario camminare” contiene una lode dedicata a un paio di scarpe, talmente apprezzate da ritenere che il suolo sia inadatto a ospitare tali speciali involucri per i piedi capaci di donare a chiunque una posa aggraziata, per la loro estetica “… chiunque balla stando fermo.” Segue il secondo brano in prosa dove l’autrice racconta l’acquisto delle scarpe, occasione che la rende felice non solo per la qualità della merce, ma ancor più per la qualità del rapporto umano con l’amica Mary che paga nella convinzione di nascondere il omaggio, ma il commesso non è abbastanza furbo e la poetessa si rende conto che il negozio non le ha regalato le scarpe.
L’occasione si rende propizia anche per andare oltre il valore materiale dell’oggetto, per chiedersi e riflettere sui sentimenti che spingono le persone sensibili a distaccarsi dalle cose da loro amate, per poi riscoprirle ancora più felici nel loro pieno valore. Anche la Cavalli confessa che cercherà di mettere da parte le sue scarpe nell’attesa del momento adatto per godere di nuovo delle caratteristiche che le distinguono. Torna il tema del distacco come strumento per comprendere la complessità delle reazioni umane, dettate dalla varietà delle emozioni.
La raccolta si chiude con le liriche “Caravaggesca – giacca da baro” e “Parabole umorali”. L’ultimo verso del secondo componimento “D’altronde è dell’umano il lusso del superfluo” racchiude il messaggio dell’opera. Il gusto per la moda e il piacere di donare a se stessi un abito, un cappello, delle scarpe o qualsiasi altra cosa volubile capace di comunicare uno stato d’animo nella sua ricercata bellezza, possono sfociare in un comportamento eccessivo ma mai privo di significato. Come deve fare la poesia, l’opera di Patrizia Cavalli scava nell’animo umano e nella psiche, concentrandosi su un aspetto della vita moderna ne offre una visione personale e filtrata attraverso la sensibilità dell’autrice, che sperimenta le sue emozioni vivendo anche i comportamenti comuni.