(voce di SopraPensiero)

 

Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Misteri del chiostro napoletano di Enrichetta Caracciolo.

Patriota, scrittrice e giornalista, attivista dell’emancipazione femminile, Enrichetta Caracciolo (1821-1901) pubblicò a Firenze nel 1864 queste memorie autobiografiche relative al periodo in cui, costretta dalle pressioni familiari (era quinta di sette figlie) dovette accettare, diciannovenne, nel 1840 la vita claustrale come novizia del convento benedettino di San Gregorio Armeno a Napoli, e dunque a prendere i voti contro la sua volontà.

Nel testo la vita monastica è descritta in tutta la sua crudezza: l’ignoranza, la meschinità, le gelosie, le ipocrisie e i soprusi sono mirabilmente raccontati senza censure. L’Autrice pur costantemente animata da una profonda spiritualità religiosa sente il dovere di smascherare pratiche molto lontane dallo spirito cristiano e di raccontare le «verità» nascoste della vita monastica. Vittima di una scomunica delle autorità ecclesiastiche, anche per la sua fede repubblicana e antiborbonica, il libro venne accolto con grande interesse in Italia fino a farlo diventare il primo best sellers dell’Italia unita. All’estero fu tradotto (in francese, inglese, spagnolo, tedesco, greco, ungherese) e ripubblicato più volte.

Sinossi a cura di Franco Perini

Dall’incipit del libro:

"Misteri del chiostro napoletano" di Enrichetta CaraccioloNon per menar vanto della chiarezza de’ miei natali, ma per debito di narratore, e per fare maggiormente conoscere in quali modi veniva dal governo borbonico avvilita l’indigena aristocrazia, senza che le classi inferiori ne riportassero alcun vantaggio, dico che una delle prime e più cospicue famiglie di Napoli è la Caracciolo, alla quale mi onoro di appartenere.

Mio padre, secondogenito di Gennaro Caracciolo, principe di Forino, nacque nel 1764. Abbracciò la carriera delle armi (ben tenue e scarso, per la legge allor vigente dei fedecommissi, essendo l’appannaggio de’ secondi nati), e sposò di quarant’anni una giovanetta palermitana, che ne contava appena quattordici. Teresa Cutelli (così chiamavasi la donzella) mi metteva alla luce il giorno 17 gennaio 1821, dopo quattro altre femmine, e mi dava il nome d’Enrichetta, nome d’una monaca zia paterna: una delle innumerabili offerte, che all’ordine di san Benedetto consacrò la mia stirpe.

Nacqui in Napoli nel palazzo di mia famiglia, poche settimane prima che l’Italia e la Grecia, questi due emisferi dell’antica civiltà, rialzassero la fronte a desiderii d’indipendenza; e non aveva che tre soli mesi, allorché dalla famiglia fui condotta a Bari, essendo stato mio padre (che giunto era allora al grado di maresciallo) chiamato per sovrana ordinanza al comando di quella provincia.