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(voce di SopraPensiero)
Pubblicato Yu-Ri-Sàn, la pittrice di crisantemi di Mario Appelius.
Scritto poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, il romanzo narra dell’amore tra un militare francese, Roberto, e un’artista giapponese, Yu-Rí-san. Il militare è però figlio di una donna francese abbandonata dal marito giapponese.
Il richiamo della patria paterna (Daj Nippon) si fa sempre più grande quando Roberto viene mandato in missione prima in Indocina e dopo in Giappone. Affidatagli dal governo francese una delicata impresa di spionaggio, Roberto, sempre più preso dall’amore per Yu-rí, e sempre più coinvolto da tutto ciò che di nipponico lo circonda, finisce per ribaltare la sua attività tradendo la patria europea. La madre, occasionalmente scoprendo il fatto, resta sconvolta e muore. Appelius risolve col folle suicidio del protagonista il dramma della duplice appartenenza. Forse il più noto romanzo di Appelius, che tuttavia non rinuncia alla sua conoscenza diretta dell’ambiente per offrire il suo punto di visuale su quella che è la vita, anche intima, del popolo giapponese dell’epoca. Dichiarato in prefazione l’intento anche «politico» del romanzo.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Il matrimonio della signorina de Tierry, nipote della vecchia marchesa de Bremont col conte Namura dell’Ambasciata del Giappone era stato celebrato nell’antico palazzo dei marchesi Bremont con quel fasto protocollare sotto il quale molte famiglie nobili di Francia celano la modestia delle loro risorse finanziarie, inaridite dalla Repubblica. Lo splendore dei vecchi arazzi nascondeva la modestia del buffet. I camerieri in livrea, imprestati per la circostanza da famiglie amiche della provincia, avevano grande aria nel servire limonate e sciroppi come fossero champagne. La piccola nobiltà del Faubourg Saint-Germain era largamente rappresentata alla cerimonia ed anche qualche bel nome della grande aristocrazia figurava tra gli invitati. La marchesa de Bremont, vedova di ambasciatore, aveva ancora molte relazioni. S. A. R. e I. la granduchessa Cirillo di Russia non aveva creduto dovere intervenire alle nozze del conte Namura, il quale aveva partecipato come tenente di artiglieria alla presa di Port Arthur, ma aveva mandato alla sposa un superbo cesto di camelie coi nastri dei Romanof. Il dono imperiale troneggiava sul vecchio pianoforte a coda di Casa Bremont accanto ad un finissimo Satsuma donato dal conte Okada, ambasciatore del Giappone. Il lontano, e allora ancora piccolo, Impero del Sol Levante era rappresentato alle nozze dall’intero personale dell’Ambasciata e del Consolato giapponese di Parigi. Due baroni e due marchesi dagli occhi a virgola, fiancheggiati da una mezza dozzina di segretari e di contro-segretari, occupavano dignitosamente tre dei cinque divani gialli del salone e si alzavano in massa come marionette a molla ogniqualvolta S. E. l’Ambasciatore credeva opportuno attestare con una riverenza il suo rispetto ad una delle dame o dei signori in frac che passavano dinanzi al divano.