(voce di SopraPensiero) Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Gargantua e Pantagruele di François Rabelais.

François Rabelais scrisse i cinque romanzi di cui si compone questo ebook nella prima metà del Cinquecento. Si tratta di una corposa opera in cui l’autore fa la parodia degli avvenimenti, personaggi ed istituzioni della società del suo tempo servendosi di un linguaggio, in molti casi triviale, ma assai ricco di dotte citazioni.
Nel primo libro, scritto in realtà per secondo, si narra la vita di Gargantua partorito da un’orecchio di sua madre, della sua educazione e della guerra da lui vinta nei confronti del re Picrocolo. Il protagonista del secondo libro, scritto in realtà per primo, è Pantagruele, figlio di Gargantua, dotato di forza immensa e di appetito ancora più grande. Nei successivi tre libri Pantagruele, frate Gianni, Epistemone ed altri amici intendono aiutare Panurgo a decidere se prendere moglie o meno ed affrontano un lungo ed avventuroso viaggio al fine di ottenere il definitivo responso dall’oracolo della Divina Bottiglia.

Sinossi a cura di Rosario di Mauro

La storia del gigante Gargantua e di suo figlio Pantagruele (come dei personaggi minori), consiste in un percorso attraverso le follie del mondo (da cui il debito di Rabelais nei confronti di Erasmo) e attraverso l’ipocrisia della cultura dominante, la quale merita solo una carnevalesca derisione, libera da qualsiasi freno. Le avventure dei personaggi sono inserite in un’atmosfera eccessiva e goliardica e vengono tenute insieme da uno stile imprevedibile, che si impossessa, in modo satirico, tanto del gergo popolare quanto di quello accademico.

Dall’incipit del libro:

Gargantua e PantagrueleBeoni lustrissimi, e voi Impestati pregiatissimi (poiché a voi non ad altri dedico i miei scritti) Alcibiade nel dialogo di Platone intitolato il Simposio, lodando Socrate, suo precettore e, senza contrasto, principe de’ filosofi, dice tra l’altro ch’egli era simile ai sileni. Per sileni s’intendeva una volta certe scatolette, quali vediamo ora nelle botteghe degli speziali, dipinte di figure allegre e frivole come arpie, satiri, ochette imbrigliate, lepri colle corna, anitre col basto, caproni volanti, cervi aggiogati ed altrettali immagini deformate a capriccio per eccitare il riso, quale fu Sileno, maestro del buon Bacco.
Ma quelle scatole dentro contenevano droghe fini come balsamo, ambra grigia, cinnamomo, muschio, zibetto, gemme ed altre sostanze preziose.
Così dunque di Socrate, diceva Alcibiade. Vedendolo fisicamente e giudicandolo dall’aspetto esteriore, non gli avreste dato un fico secco tanto brutto il corpo e ridicolo appariva il portamento, col suo naso a punta, lo sguardo di toro, la faccia da matto, semplice ne’ modi, rozzo nel vestire, povero, disgraziato a mogli, inetto a tutti gli uffici della repubblica; sempre ridente, sempre quanto e più d’ogni altro bevente, sempre burlante e sempre dissimulante il suo divino sapere. Ma schiudendo quella scatola quale celeste e inapprezzabile droga dentro!