Dall’incipit della tesi:

«Come gli individui funzioneranno dall’età prescolare avanti attraverso l’adolescenza e perfino l’età adulta dipende in misura significativa dalle loro esperienze prima dell’età di tre anni»: così si esprimono gli esperti radunati dalla Carnegie Foundation. La mente del bambino, infatti, ha bisogno di una sorta di nutrimento ad essa adeguato, sostegno indispensabile allo sviluppo della capacità di pensare, solitamente offerto al bambino da chi si occupa di lui. Con il compimento del terzo anno di vita, del resto, il ruolo dei genitori non è certo esaurito, anche se esso deve adattarsi e trasformarsi in sintonia con il naturale processo di crescita del bambino. Il pensiero di molti autori conferma queste affermazioni, arricchendole di sostanza e profondità.
Per comprendere il ruolo e l’utilità dell’educatore di riferimento per il bambino in affido temporaneo presso istituti è utile e forse indispensabile interrogare la letteratura sulla base almeno di tre domande:
in che termini è necessario al bambino l’ambiente esterno e, in particolare, in che modo i genitori gli consentono un regolare e armonico sviluppo psichico?
quando, con che finalità e in quale modo è previsto dalla legislazione italiana l’affido temporaneo presso istituti?
quali sono gli effetti dell’inserimento in una comunità sulla mente del bambino e come si può ottenere il meglio da questa situazione?

Relatore prof. Giovanni Lanzi, anno accdemico 1999/2000, Università degli Studi di Pavia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, tesi di laurea in Medicina e Chirurgia.

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