Dall’incipit della tesi:

L’estendersi del commercio internazionale del primo capitalismo in Europa – a partire dal XIII secolo – produsse una nuova struttura commerciale fondata sulla “circolazione delle merci e delle notizie”; la necessità di avere informazioni aggiornate e costanti sulle congiunture dei commerci produsse come effetto collaterale l’incremento delle comunicazioni, in origine puramente mercantili e concepite per scopi esclusivamente professionali.
Ben presto però, accanto alle “lettere commerciali” e alle comunicazioni di carattere amministrativo, di cui si servivano i mercanti e le cancellerie delle città e delle corti, svariate “notizie scritte” – informazioni, in origine, di carattere privato – cominciarono a circolare in modo sempre più diffuso, aumentando di conseguenza il volume di notizie provenienti da luoghi lontani.
Nel XVI secolo si può ormai parlare di ‘mercato dell’informazione’: si tratta ancora di “corrispondenze private organizzate su base professionale”, ma che richiedono già specifici operatori nel settore, veri mercanti di notizie, come gli “scrittori di avvisi” veneziani e i “gazettani” romani; a Parigi sono attivi i “nouvellistes”, a Londra i “writers of new’s letters”, in Germania gli “zeitunger” o “novellisten”.
In un primo momento le notizie circolarono in forma manoscritta e non ebbero una vera e propria pubblicazione periodica; “lettere d’avvisi”, “avvisi a mano” o semplicemente “avvisi”, “relazioni”, “fogli di notizie” costituivano un coacervo di informazioni disparate che potevano trattare gli argomenti più diversi.
Si andava dai ragguagli di natura economica, finanziaria o amministrativa, ai notiziari sul corso delle monete e l’andamento dei prezzi, da notizie sui movimenti di galere e navigli a quelle di avvenimenti pubblici di vario genere “che singoli privati in vena di speculazione o gli stessi governi si incaricavano di mandare in giro e far conoscere”.
Il passaggio dalle “novelle a mano” alla carta stampata non fu automatico; per lungo tempo entrambe le forme continuarono a coesistere, l’una accanto all’altra, oltre l’inizio del XVII secolo, anche per via della maggiore facilità con cui i manoscritti erano in grado di evitare la censura delle autorità pubbliche ed ecclesiastiche: in mezzo ad essi circolavano infatti notizie proibite, spesso sotto la veste del pamphlet, o più semplicemente frizzi satirici rivolti contro personaggi illustri e contro i governi, usciti dalle penne di diaristi che frequentavano le corti; la bolla papale di Gregorio XIII Boncompagni Contra famigeratores et menantes (minutanti), emanata nel 1572, biasimava che una “setta di uomini illecitamente curiosi” raccogliesse “anche per vile mercede” notizie per farne “piccoli commentarii dove il falso si mischia al vero e all’incerto”.

Relatore Piero Camporesi, anno accademico 1985/1986, Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di Laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo.

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