Dall’incipit della tesi:

IGINO PETRONE nasceva a Limosano, piccolo centro agricolo in provincia di Campobasso, il 21 settembre 1870 da una famiglia benestante del luogo; iniziava i suoi studi in Molise completandoli successivamente presso l’università di Napoli, dove si laureava in Giurisprudenza a 21 anni.
A soli 24 anni conseguiva la libera docenza in Filosofia del Diritto nella Università di Roma, vincendo, compiuto il 27 anno di età, il concorso di straordinario in Filosofia del Diritto nell’Università di Modena. Pochi anni dopo acquisiva la qualifica di ordinario per l’insegnamento di Filosofia Morale nell’Università di Napoli presso la Facoltà di Filosofia tenendovi, altresì, per qualche tempo, il corso pareggiato di Filosofia del Diritto.
Nel 1910 veniva incaricato, dallo stesso Ateneo napoletano, della docenza di Filosofia del Diritto presso la “sua” facoltà di Giurisprudenza, senza però riuscire a terminare neppure il primo ciclo di lezioni, in quanto colpito gravemente da un male inguaribile durante l’anno accademico.
Ripresi gli insegnamenti, doveva poi abbandonarli definitivamente, vinto dal morbo crudele che lo attanagliava.
Moriva, a soli 43 anni, nella notte tra il 25 ed il 26 luglio del 1913, in S. Giorgio a Cremano, luogo in cui si era recato per curare la sua precaria salute.
Durante la sua breve ma intensa attività di filosofo Igino Petrone è stato socio ordinario della R. Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei, socio di quella degli Agiati di Rovereto, della Accademia di Scienze di Modena e di quella Cosentina.
In principio si è cimentato con successo negli studi economici ma, presto, spinto dal suo spirito eccelso, si è rivolto a quelli filosofici, e, in special modo, a quelli del Diritto e della Morale.
Il Nostro, era un uomo dalla figura alta ed elegante, con il gesto facile e garbato, la parola colorita e fluente.
Aveva un carattere aperto e leale, facile agli entusiasmi, ma deciso nei giudizi, che furono sempre ispirati al culto degli ideali morali superiori e non alla semplice convenienza.
Non amava gli onori e la fama, intendendoli come puro compenso e riconoscimento del suo lavoro e dei suoi meriti; ripugnava da ogni artificio, anche quando fosse diretto ad ottenere facili successi.

Relatore prof. Primo Di Attilio, anno accademico: 1994-95, Università degli Studi di Teramo, Facoltà di Giurisprudenza, tesi di Laurea in Dottrina dello Stato.

RTF + ZIP
RTF + ZIP
62 KB