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(voce di SopraPensiero)Pedavena, ai piedi delle Vette Feltrine, 1876. Osvaldo Rech è morto il giorno di Natale dell’anno precedente e Anna, sua moglie, è rimasta da sola con sette figli da allevare, tra cui due ragazze minorate e un giovanotto gravemente balbuziente. Senza un lavoro e senza la speranza che la mezzadria possa venir rinnovata, ora che il marito non c’è più. Come se non bastasse, uno dei figli è maggiorenne e l’altro lo diverrà presto: se andassero via di casa sarebbe un disastro per tutti. L’unica possibilità è cercar di tenere la famiglia unita: tocca inventarsi qualcosa. E alla svelta. Ma né il Parroco né il Sindaco sembrano in grado di aiutarla. Non resta che emigrare, affidandosi all’«agente di emigrazione» sponsorizzato dal Comune, che parla del Brasile spiegando alla piccola folla radunata in piazza che «una possibilità di emigrazione come questa non si è mai vista»…
Una ricostruzione storica suggestiva e avvincente, che si legge come un romanzo (per la fluidità dello stile e per i tanti dialoghi riprodotti), in cui la protagonista – facendo leva sulla propria disperazione e convertendo con operosità e saggezza, ma anche con audacia e un pizzico di fortuna, la necessità in virtù – riesce, una volta partita alla volta della ‘Merica, a imbastire una vita completamente nuova, mettendo a frutto delle capacità che, con ogni probabilità, neanche sapeva di possedere. Una storia locale che ha il sapore della speranza, in un momento come il nostro che fa temere per il futuro. In un’edizione rilegata a filo, con risvolti e un inserto fotografico a colori di 17 pagine.
S. Liotta, Il viaggio di Anna Rech, ed. DBS-Zanetti, 2013, pp. 200, euro 12.